Il 6 agosto scorso, Vladimir Putin e Tayyip Erdogan hanno firmato ad Ankara un protocollo di cooperazione nel settore del gas: un primo segnale di apertura di apertura da parte della Turchia che dà il via libera ai lavori per il gasdotto South Stream nel mar Nero.
Si tratta di un passo di cruciale importanza per il progetto, nato da un'intesa tra Eni e Gazprom, che mira a portare il gas russo in Europa aggirando le zone di transito più problematiche, come l'Ucraina.
Erdogan ha illustrato che una parte dell'accordo prevede il nulla osta di ankara ai lavori di esplorazione nelle acque territoriali turche dove passerà il South Stream, affinché la Russia esegua le analisi necessarie per la realizzazione del progetto.
Alla firma ha presenziato anche il premier italiano, Silvio Berlusconi, visto che l'Italia partecipa attivamente al progetto attraverso Eni: il gasdotto, infatti, farà capo al 50% all'agenzia italiana e al 50% alla Gazprom.
La rotta energetica del South Stream si pone di fatto come una diretta antagonista del progetto paneuropeo Nabucco, ideato per diversificare le forniture energetiche e che bypassa la Russia.
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