Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative alla Federazione Russa.

mercoledì 31 agosto 2011

Slitta l’alleanza tra Generali e la russa Vtb

L’ accordo quadro relativo all’alleanza tra Assicurazioni Generali e la società russa Vtb non è stato presentato entro fine agosto come previsto: le trattative tra i due partner risentono della crisi finanziaria mondiale.

Da tempo i vertici di Assicurazioni Generali hanno affermato di essere interessati al mercato russo e a una possibile partnership nel mercato delle polizze. Per tale ragione, da alcuni mesi, la società italiana è in contatto con la società russa Vtb, di cui Generali è ora un’azionista di minoranza con una quota dell’1%. La compagnia assicurativa italiana non punta soltanto ad un’alleanza nella bancassicurazione, ma ad una joint venture che dia vita ad una società con una rete di agenti e che preveda anche la distribuzione online.
L’alleanza allo studio tra Assicurazioni Generali e la Vtb ha, tuttavia, subito un rallentamento dovuto alla crisi dei mercati, che ha spinto il Leone a prendere tempo. Giovanni Perissinotto, amministratore delegato della compagnia assicurativa italiana, aveva annunciato che l’accordo tra i due partner sarebbe stato raggiunto “entro l’estate”, ma l’incertezza che caratterizza attualmente i mercati e i forti cali registrati sulle principali piazze mondiali, non può che comportare un allungamento dei i tempi di attuazione dell’operazione.

martedì 30 agosto 2011

Cresce il mercato russo delle piastrelle ceramiche

Lo scorso anno il settore delle piastrelle ceramiche della Russia ha segnato un incremento del 16,4%.

Fra i vari tipi di piastrelle importati e prodotti in Russia, quelli maggiormente richiesti oggi sono i prodotti per pavimenti; seguiti dalle piastrelle vetrificate per le pareti interne, che corrispondono all’1% della produzione totale russa. La domanda è, invece, piuttosto bassa relativamente alle piastrelle per esterni. Tuttavia, in generale, si può dire che lo scorso anno il settore delle piastrelle ceramiche della Russia ha avuto un andamento molto positivo, in quanto ha segnato un incremento del 16,4%.
Nonostante il notevole sviluppo della produzione interna, il 30% delle piastrelle vendute in Russia è d’importazione e la quantità delle piastrelle importate è in aumento: il mercato russo di tale comparto risulta, quindi, essere interessante e attraente anche per gli investitori e per i produttori esteri.
Il settore delle piastrelle d’importazione è molto stratificato: le piastrelle low cost arrivano nelle Federazione Russa dai Paesi della Csi, in primo luogo dall’Ucraina, e negli ultimi tempi anche dalla Cina, le cui piastrelle sono molto popolari tra i consumatori della Siberia e dell’Estremo Oriente, dove la produzione interna è praticamente inesistente; le piastrelle più pregiate, quelle di fascia medio-alta, vengono esportate in Russia dalla Spagna, dall’Italia, dalla Polonia e dalla Germania.

lunedì 29 agosto 2011

Aumenta il consumo di salumi e di caffè in Russia

Rispetto a quanto segnato nel 2009, lo scorso anno il consumo di salumi ha registrato un aumento del 7,6%, mentre la produzione di caffè è incrementata del 64% tra il 2006 e il 2010.

Lo scorso anno, la spesa media di un consumatore russo per l’acquisto di salumi è stata di 2705,6 rubli,  pari a 67,6 euro. La domanda è aumentata del 7,6% rispetto al 2009 e tale incremento è stato seguito da una crescita analoga nella produzione. L’aumento della produzione di salumi ha riguardato tutti i territori della Federazione Russa, tuttavia al primo posto si trova il territorio Centrale della Russia, che produce il 40% di salumi di tutto il Paese. Le maggiori produzioni di salumi in Russia sono situate a Mosca e nella regione della capitale dove risiede la popolazione più abbiente, che può permettersi di acquistare i prodotti che rientrano nella fascia medio-alta. In Russia è molto bassa, invece, la quota di salami d’importazione: nel 2010 quest’ultima ha raggiunto solo lo 0,3% dei consumi totali. Anche le esportazioni di salami prodotti in Russia sono molto basse (circa l’1% del totale) e sono rivolte alle repubbliche ex sovietiche: tutta la produzione di salami è sostanzialmente destinata al consumo interno. I russi stanno consumando anche un quantitativo maggiore di caffè; stando ai dati registrati tra il 2006 e lo scorso anno, infatti, la produzione di caffè è aumentata del 64%: mentre nel 2006 se ne producevano 33.000 tonnellate, nel 2010 ne sono state prodotte ben 54.000. In Russia si produce soprattutto caffè solubile, basti pensare che, sempre relativamente allo scorso anno, la produzione di tale tipologia è stata pari al 65% della produzione totale. Sebbene sia in crescita anche il consumo di caffè naturale, i ritmi sono molto lenti: oggi la produzione di caffè in chicchi e macinato corrisponde, rispettivamente, al 5% e al 10% del totale. Il rimanente 20%, invece, è composto da derivati di caffè di vario tipo.

venerdì 26 agosto 2011

Il gasdotto Russia-Corea del Sud

In occasione del summit, tenutosi lo scorso mercoledì 24 agosto, nella base militare russa di Sosnovy Bor, il dittatore nordcoreano Kim Jong II e il presidente russo Dmitri Medvedev hanno ripreso i colloqui internazionali sul nucleare, in vista di un nuovo progetto energetico.

I colloqui a 6 (Usa, Russia, Cina, Giappone e le due Coree) sul nucleare, in stallo dal dicembre del 2008 - ovvero da quando il regime nazional-comunista dinastico di Pyongyang ha ripreso a lanciare missili, a fare test nucleari, ad affondare navi e a bombardare isole sudcoreane - sono ripartiti: il Cremlino sarebbe riuscito a convincere il leader Repubblica popolare democratica di Corea (Rpdc), Kim Jong II a ritornare “senza alcuna condizione preliminare” al tavolo delle trattative internazionali sullo stop al programma nucleare. Tale successo diplomatico va però considerato alla luce dell’altro importante progetto energetico di cui i leader dei due Paesi hanno discusso in occasione del summit tenutosi mercoledì scorso, ovvero quello relativo alla costruzione di un gasdotto Russia-Corea del sud che dovrebbe attraversare l'intera Corea del nord: pur di portarlo a compimento Mosca avrebbe fatto molte concessioni sul debito da 11 miliardi di dollari che Pyongyang ha contratto con la Russia in epoca sovietica e che non è mai stato saldato, in quanto la Rpdc non ha finora riconosciuto la Federazione Russa come successore dell’Unione Sovietica. Inoltre, secondo quanto riferito da Natalia Timakova, portavoce del presidente russo, Kim Jong II avrebbe assicurato a Medvedev che “la Rpdc sarebbe pronta a risolvere la questione di imporre una moratoria sui test nucleari e sulla produzione di missili e di armi nucleari, unicamente nel quadro dei negoziati”.
Sebbene il progetto risulti politicamente e commercialmente vantaggioso anche per la Corea del Sud, Seul ha reagito con cautela alla proposta della Corea del Nord di riavviare i colloqui internazionali sul proprio programma nucleare, chiedendo in primo luogo un tangibile miglioramento dei legami bilaterali e invitando Kim Jong-Il a dare delle prove della sua fedeltà agli impegni assunti in precedenza. Tuttavia, Gueorgui Toloraya, ricercatore capo all'Istituto russo dell'economia mondiale e delle relazioni internazionali, è convinto che “la costruzione del gasdotto tra la Russia e la Corea del sud, attraverso la Rpdc, garantirà la restaurazione ed il rafforzamento della fiducia tra Seoul e Pyongyang”.
In generale, la costruzione di un gasdotto che collega la Russia e il sud della penisola di Corea, rappresenta, per la prima, una chance reale per rafforzare le sue posizioni in Asia e, per la seconda, la possibilità di cambiare il proprio status: Pyongyang, una delle più temute dittature a livello mondiale, per Mosca diventerebbe un partner in un'importante progetto regionale e questo per la Corea del nord non significherebbe solo disponibilità del gas e entrate per il transito ma, soprattutto, l'adesione della penisola a un sistema di interdipendenza economica.

giovedì 25 agosto 2011

Russia: “a tavola” con i businessmen

La cultura gioca un ruolo centrale nelle relazioni commerciali e nelle strategie di marketing. Ad esempio, i businessmen russi apprezzano se il partner d’affari resta fermo sulla propria posizione, non cedendo alle controfferte.

La cultura gioca un ruolo centrale nelle relazioni commerciali e nelle strategie di marketing. Risulta spesso difficile interagire con persone appartenenti a culture diverse e si rischia di mandare in fumo una trattativa per una sottigliezza culturale, percepita come sgradita dal nostro interlocutore.
La cultura rappresenta un fattore cruciale per l’instaurazione di nuove relazioni e il mantenimento di quelle esistenti: un comportamento sbagliato, anche se innocente, potrebbe essere considerato come una mancanza di rispetto e, in quanto tale causare la perdita di una trattativa con un cliente. Per quanto riguarda i paesi Bric è bene fare attenzione ai comportamenti assunti nei confronti dei partner cinesi, indiani e russi. I brasiliani, appartenendo a una cultura latina, sono molto simili agli italiani e non presentano particolari criticità.
Per quanto riguarda la Russia, invece, bisogna avere una buona conoscenza delle istituzioni; Alexander Blanc, direttore di una scuola di alta cucina italiana, l’Accademia del Gusto, ha infatti precisato che “accettare di ricostruire un ponte o una strada è un buon modo preventivo per evitare di vedersi chiedere tangenti. Inutile nascondersi dietro un dito, qui il livello di corruzione è molto alto”. Anche se la corruzione non è da considerarsi come un fattore culturale, è bene capire i meccanismi migliori per entrare in un mercato estero e le difficoltà da affrontare. Durante una trattativa i businessmen russi apprezzano se la il partner d’affari resta fermo sulla propria posizione, non cedendo alle controfferte.
Attenzione anche a tavola: in Russia risulta cruciale il brindisi, prima del quale nessuno può bere se non vuole risultare scortese. “I brindisi sono molto importanti nella cultura russa, sono lunghi e articolati, e si basano sul concetto di rispetto reciproco. È importante prepararsi le parole giuste e guardare negli occhi gli altri commensali”, ha precisato Blanc.

martedì 23 agosto 2011

Mosca riduce le forniture di petrolio

La Mongolia importa da Mosca il 90% del petrolio che consuma: ora che il Cremlino ha deciso di ridurre le proprie forniture, la dipendenza energetica dalla Russia, potrebbe causare serie difficoltà ad Ulan Bator.

La Mongolia, situata tra la Russia a nord e la Cina a sud, condivide con la prima 3500 km di confine; la forte relazione bilaterale presente in passato tra i due Paesi era andata scemando in seguito alla dissoluzione dell'Urss: l'interscambio commerciale è diminuito dell'80% e Ulan Bator si è avvicinata sempre di più alla Cina. Tuttavia, la Russia, al fine di rafforzare la sua posizione in Asia e contrastare l'influenza del Dragone, aveva cercato di recuperare la vecchia alleanza. Nel 2000, infatti, l'allora presidente russo Vladimir Putin si era recato in visita ufficiale in Mongolia per firmare un importante trattato bilaterale: da allora Mosca ha abbassato i prezzi delle esportazioni di petrolio in Mongolia e ha rilanciato il commercio transfrontaliero.
L'economia mongola è trainata dal settore minerario e dall'allevamento; il primo lascia pesanti segni sull'ambiente, a scapito del secondo. Se si considera che la Mongolia ospita paesaggi rimasti inalterati per milioni di anni, si può intuire quanto sia profondo l'impatto ambientale dell'industria estrattiva. Inoltre, la Mongolia è il Paese con la minore densità demografica al mondo (1,7 abitanti/km2), e il suo spazio è oggetto d’interesse di molti: il governo ha già avviato una serie di trattative per consentire ai governi stranieri lo stoccaggio delle proprie scorie nucleari sul territorio mongolo. Se tali accordi dovessero andare in porto il Paese potrebbe trasformarsi nella più grande discarica radioattiva della Terra.
Ora anche dalla Russia arriva un provvedimento che minaccia la già complicata situazione di Ulan Bator: lo scorso maggio, una temporanea carenza domestica avrebbe indotto la Russia a ridurre le proprie forniture dirette alla Mongolia, provocando l'aumento dei dazi all'esportazione del 40%. Alcuni osservatori sostengono che la decisione di Mosca sia in realtà una mossa strategica che mira a spingere il governo mongolo ad adottare un atteggiamento di maggiore acquiescenza nei confronti del colosso eurasiatico.

lunedì 22 agosto 2011

Un tunnel sottomarino nello stretto di Bering

La Russia ha in serbo un progetto mastodontico per collegarsi via terra all’America: un tunnel sotto lo stretto di Bering, lungo circa 110 chilometri, il doppio di quello della Manica, entro il 2030.

La possibilità di costruire un tunnel sottomarino nello lo stretto di Bering, per unire la Russia con l’America, era stata presa in considerazione già all’inizio del Novecento, durante il regno dello Zar Nicola II, ma i grandi stravolgimenti che hanno caratterizzato il ‘900 – in primo luogo, Guerre Mondiali e Guerra Fredda – e le difficili condizioni economiche in Russia seguite al crollo del comunismo, hanno portato ad accantonare il dibattito relativo al progetto. Oggi, secondo quanto riporta il Times, grazie alla rinascita del Paese e di tutta l’area del Pacifico si ricomincia a considerare la possibilità di realizzare tale tunnel, che sarà lungo 106 chilometri, e collegherà le linee ferroviarie di Siberia e Alaska - più precisamente, tramite la località russa di Uelen e Cape Prince of Wales in Alaska - e consentirà così di viaggiare via terra, “in treno”, da Londra a New York.
Si stima che i lavori relativi al tunnel saranno terminati entro il 2030 e che per realizzare l’ambizioso progetto sarà necessario investire oltre 68 miliardi di euro. Tuttavia, secondo gli ingegneri coinvolti nel progetto, non ci sono ragioni tecniche che ostacolerebbero la costruzione del tunnel; gli stessi, inoltre, spiegano che il cui costo di tale infrastruttura potrebbe essere ammortizzato in 15 anni dagli investitori, in quanto il trasporto delle merci che viaggiano attualmente sulle navi container diverrebbe più economico.

venerdì 12 agosto 2011

Nuova crisi del gas tra Russia e Ucraina in vista

Secondo quanto riportato dal quotidiano Kommersant, Russia e Ucraina si avviano verso una nuova “guerra del gas”.

L’Ucriana è da mesi impegnata nel tentativo di ottenere uno sconto sulle tariffe del metano fornito dalla Russia, la quale, sebbene non si sia dichiarata sfavorevole, ritiene che Kiev debba dare qualcosa in cambio di tale concessione. Nello specifico, secondo Mosca, le alternative per Kiev sarebbero: aderire all'Unione doganale formata da Russia, Bielorussia e Kazakistan; concedere la fusione della società ucraina del gas Naftogaz con il colosso Gazprom o provvedere ad entrambe le operazioni. L’Ucraina ha definito “inaccettabili” sia la prima sia la seconda richiesta.
Le precedenti crisi del gas tra i due Paesi ex sovietici aveva, in passato, messo in crisi anche le forniture verso l'Europa e questo spiega la diatriba in corso: il controllo delle tubature che transitano su territorio ucraino implica di fatto il controllo dell'export di metano russo verso Occidente.
Una fonte governativa ha dichiarato al quotidiano economico Kommersant: “Cominciamo già a prepararci moralmente a una eventuale nuova ripetizione del conflitto del gas”. Alcuni analisti sostengono che il fattore più incisivo, quello in grado di decidere il risultato della difficile operazione, sia costituito dal processo in corso a Kiev contro Yulia Tymoshenko - ex premier ucraina - accusata di abuso d'ufficio proprio relativamente ai contratti per le forniture di gas russo firmati con il collega russo Vladimir Putin nel 2009. Secondo la procura ucraina tali contratti sarebbero la causa di gravi danni economici: qualora la Tymoshenko venisse condannata, l'Ucraina avrebbe una motivazione in più per chiedere la revisione degli accordi e quindi delle tariffe del metano.

giovedì 11 agosto 2011

Russia, riparte l’export dei cereali

Dopo un anno di assenza dallo scenario internazionale, la Russia ricomincia ad offrire cereali con una politica di prezzo piuttosto aggressiva, a scapito della concorrenza, cui sottrae importanti quote di mercato.
Nell’agosto dello scorso anno, in seguito ai danni provocati da siccità e incendi, che avevano portato alla perdita di circa un terzo del raccolto, Mosca aveva decretato il divieto totale di esportare cereali. In luglio le frontiere sono state riaperte e ne è conseguita una vera e propria corsa alla vendita, per liberare spazio all’interno dei silos da destinare al nuovo raccolto ma anche per riconquistare acquirenti e per approfittare dei prezzi internazionali, attualmente più elevati di quelli locali. Nelle ultime due settimane, in Russia, il prezzo del grano è diminuito di circa 1.000 rubli e la qualità benchmark costa poco meno di 5.000 rubli per tonnellata, ovvero quasi ma metà dell’attuale quotazione del frumento a Parigi. Ed è proprio il prezzo a fare la differenza: mentre storicamente lo scontro era di 10-15 $/tonn, oggi il grano russo viene offerto a 40-50 $ meno di quello francese.
Il mese scorso le esportazioni di cereali dalla Russia hanno raggiunto un record di 2 milioni di tonnellate e secondo la locale Unione cerealicola questo mese si potrà facilmente arrivare a 3,5 milioni: il presidente Arkady Zlochevsky, convinto che la Russia nella stagione 2011-12 potrebbe esportare fino a 25 milioni di tonnellate di cereali, almeno 5 milioni rispetto a quanto previsto dal Governo.
L’Egitto, maggiore acquirente mondiale di grano, in particole di quello russo, ha accusato Mosca di aver già cominciato a ritoccare al rialzo i suoi listini. Secondo quanto dichiarato da Nomani, vice presidente della Gasco - l’organismo statale che si occupa degli acquisti di materie prime - rispetto all’inizio di luglio il rincaro è stato del 5%. Per questo Nomani invita gli altri fornitori a farsi avanti, per accrescere la competizione e favorire così l’abbassamento dei prezzi.

martedì 9 agosto 2011

Mosca esplorerà i depositi non sfruttati dell’Atlantico

L’Onu ha concesso alla Russia il permesso di esplorare alcuni dei maggiori depositi di rame e oro ancora non sfruttati, presenti nel fondo dell’Oceano Atlantico.

Lo scorso 5 agosto il Kommersant ha riferito che, su concessione dell’Onu, la Russia potrà esplorare i giacimenti che si trovano sul fondo dell’Oceano Atlantico: il quotidiano afferma che, per Mosca, si tratta di un importante “successo” economico e “geopolitico”. “Lo sviluppo del fondo oceanico è un vasto progetto geopolitico per proteggere gli interessi russi come Stato leader nelle materie prime”, dichiara al giornale una fonte del ministero russo degli Esteri e spiega che, in seguito alla presentazione, da parte della Cina, di una richiesta ufficiale alle Nazioni Unite per esplorare la dorsale dell’Oceano Indiano, il Cremlino ha intensificato gli sforzi per ottenere i diritti sui depositi dell’Atlantico. La Russia sta considerando anche l’esplorazione di giacimenti di cobalto, ferro e manganese presenti nel letto dell’Oceano Pacifico, ma l’Onu prenderà in esame tale richiesta il prossimo anno.
Si stima che i giacimenti sul letto dell’Atlantico abbiano riserve da 5 a 10 volte superiori rispetto ai campi onshore: Sergeo Andreyev, vice capo del Dipartimento risorse geologiche e minerarie dell’Oceano presso l’Istituto di ricerca oceanologica di Russia, ha affermato che nella “sezione russa dell’Oceano” sono stati trovati sei campi e che la media del rame contenuto nel minerale di ferro dei depositi onshore è di circa l’1%, mentre offshore la percentuale sale al 2,5-10%.
Gli investimenti per l’esplorazione della zona situata vicino alla linea equatoriale potrebbero aggirarsi intorno ai 20-43 milioni di dollari nei prossimi cinque anni, fa sapere Darya Vasilevskaya del ministero delle Risorse naturali.
Per avere supporto a livello di know-how e di attrezzature necessarie all’esplorazione, la Russia dovrà coinvolgere partner stranieri nel progetto; è possibile che uno di questi sia la canadese Nautilus Minerals, società in cui il 20% delle azioni è detenuto dall’oligarca vicino al Cremino, Alisher Usmanov.

lunedì 8 agosto 2011

Una centrale elettrica Enel per Soci 2014

A breve partirà un altro impianto simile alla prima centrale elettrica italiana presente sul territorio russo e, come quest’ultima, sarà targato Enel.

La prima centrale elettrica italiana in Russia appartiene all’Enel, attraverso la controllata Ogk5, la società di Ekaterinburg acquisita due anni fa con il processo di privatizzazioni stabilito da Mosca. Tra qualche mese dovrebbe partire una centrale analoga, l’impianto di Nevinnomìsskaia: tecnologia del turbogas a ciclo combinato per una potenza di 410 megawatt e un investimento complessivo di circa 400 milioni di euro (16 miliardi di rubli). Le tecnologie adottate sono di quarta generazione e consentono un rendimento energetico del 58% e una riduzione dell’impatto ambientale.
Il nuovo impianto è stato pensato in funzione delle le olimpiadi invernali in programma a Soci nel 2014, per garantire la stabilità del sistema elettrico durante tale evento. Rispetto a Soci, situato alle falde del Caucaso sulla costa del mar Nero, l’impianto centrale si trova nella cittadina di Nevinnomìssk, sul versante continentale della catena del Caucaso, non lontano dalla città di Stavropol.
La costruzione dell’impianto era cominciata nel novembre 2008 e i relativi lavori sono stati seguiti da un consorzio di imprese russe e internazionali coordinate dalla divisione ingegneria e innovazione dell’Enel.
La centrale è stata recentemente inaugurata dal vice primo ministro Igor Secin, da Carlo Tamburi (capo dell’iternazionale), Livio Vido (capo dell’ingegneria e innovazione) e da Enrico Viale (amministratore delegato dell’Ogk5).

venerdì 5 agosto 2011

Fiat, “in cantiere” una fabbrica a San Pietroburgo

Fiat è da tempo alla ricerca di un sito per assemblare automobili in Russia: la casa della famiglia Agnelli potrebbe costruire a breve una fabbrica a San Pietroburgo.

Oggi in Russia le vendite di auto sono in calo, la crisi ha causato una riduzione delle vendite e delle immatricolazioni. Il mercato russo dell’auto ha visto il suo periodo d’oro tra il 2004 e il 2008, grazie alle banche che iniziarono a conceder crediti, leasing e prestiti per l’acquisto dell’auto, ma oggi è ormai saturo. Tuttavia, Fiat, come tutte le maggiori aziende automobilistiche del mondo, ha deciso di puntare sul tale mercato per avvalersi delle recenti norme russe che prevedono incentivi, ma anche vincoli produttivi, per chi investe in questo settore: almeno 300.000 auto annuali e una delocalizzazione produttiva pari al 60%.
Secondo quanto riportato dal quotidiano Kommersant, la Casa italiana produttrice di automobili sta considerando l’ipotesi di costruire una fabbrica a San Pietroburgo, in cui sono concentrate le grandi case automobilistiche straniere come Toyota e Nissan, in quanto si tratterebbe di una localizzazione più confortevole a livello logistico.
La Casa torinese, attualmente, non ha stabilimenti produttivi propri nel territorio russo e non vi è una linea di produzione di veicoli specifica, le vetture Fiat vengono costruite nel Paese dalla compagnia Sollers, nella fabbrica situata a Naberezhniye Chelny, in particolare, da quest’ultima escono i modelli Albea e Doblò; nella fabbrica di Yelabuga, invece, vengono fabbricati i modelli Ducato.

giovedì 4 agosto 2011

Segnali di ripresa per il real estate russo

A dispetto del probabile rialzo dell’inflazione e del conseguente calo del livello di fiducia da parte dei consumatori, in Russia si sta consolidando il trend positivo della domanda domestica.

Segnali positivi in questo senso si riscontrano soprattutto nel mercato immobiliare: nel periodo della crisi 2008-2009 i prezzi delle abitazioni si sono abbassati di oltre il 60% a causa del calo della domanda, tuttavia, già nei primi mesi di quest’anno, la domanda è tornata a un livello interessante, soprattutto nel comparto commerciale e direzionale. Il segmento residenziale risulta più incerto, ha continuato a manifestare segnali di rallentamento fino alla fine del 2010 (-4,1% a Mosca e -10,1% a San Pietroburgo in termini reali), ma negli ultimi mesi ha segnato un incremento ed è probabile che, nel breve periodo, Mosca e San Pietroburgo guideranno la ripresa del mercato immobiliare, che si sta estendendo anche ai centri minori. Città quali Millionniki, Ekaterinburg, Novosibirsk, Samara e Rostov presentano condizioni di sviluppo tali da poter attrarre investimenti e registrare una crescita robusta nel settore degli uffici nei prossimi anni.
L’unica nota dolente è rappresentata dalla volatilità del mercato immobiliare interno, che porta sempre più investitori russi ad acquistare all’estero, soprattutto in Europa. In particolare, l’Italia, che può vantare un mercato immobiliare che ha saputo far fronte anche alle fasi più insidiose della crisi economico-finanziaria, è da sempre una delle mete preferite dai turisti russi.

martedì 2 agosto 2011

Una joint venture in Russia per Pirelli

Alla fine dello scorso anno, il gruppo Pirelli aveva preannunciato l’accordo con Sibur Holding per una joint venture paritetica in Russia tra l’azienda italiana e la Russian Technologies.

Nel novembre 2010, Pirelli firmò un memorandum di intesa con Russian Technologies e Sibur Holding per definire una serie di accordi per lo sviluppo di attività congiunte nel settore dei pneumatici. Lo scorso 25 luglio l’alleanza di Pirelli sul mercato russo si è concretizzata, l’accordo è stato siglato: i prodotti di riferimento di tale partnership saranno gli pneumatici winter per il mercato replacement, in particolare la linea chiodati. La società si propone di conquistare una quota di mercato degli pneumatici nel mercato russo di circa il 20%, con un fatturato atteso di 300 milioni nel 2012 e una crescita dello stesso a oltre 500 milioni nel 2014.
Entro il prossimo novembre è previsto il trasferimento alla joint venture tra Pirelli e Russian Technologies dell’impianto di Kirov, la cui capacità produttiva attualmente prevede oltre 7 milioni di pezzi nel settore “Car e Light Truck”, nonché l’impegno al trasferimento di ulteriori asset che presumibilmente porteranno la joint venture a una produzione di 11 milioni di pezzi entro il 2014. Il Passaggio delle attività avverrà a fronte di un corrispettivo complessivo di 222 milioni di euro, con un impegno ripartito pro-quota tra i partner e un investimento pari a 55 milioni di euro quest’anno e a 167 milioni nell’anno successivo.
La nuova alleanza in Russia rappresenta per Pirelli un importante step relativamente all’obiettivo di sviluppare una presenza diretta sul mercato russo, previsto dal piano industriale 2011-2015. Per ora l’annuncio dell’avvio della partnership ha prodotto un rialzo dell’1,66% del titolo Pirelli.

lunedì 1 agosto 2011

Il Belpaese tra le mete più ambite dai turisti russi

I turisti russi sperimentano nuove destinazioni: i Paesi europei sembrano essere i più gettonati e, in particolare, i flussi verso il Belpaese crescono del 20-30% annuo.

Fino a qualche anno fa i cittadini appartenenti alla classe più abbiente della Federazione russa preferivano recarsi prevalentemente nei luoghi di interesse storico-artistico del Vecchio Continente: il “programma culturale obbligatorio” dei “nuovi russi” prevedeva visite ai palazzi di Cordoba e dell’Escorial in Spagna, ai castelli della Loira in Francia e ai palazzi di Roma e Firenze in Italia. Tra i Paesi europei la Penisola italiana è oggi una delle mete più amate dai russi e - con il suo clima mite, gli hotel di alta classe, la cucina raffinata - l’Italia ha indubbiamente molto da offrire ai suoi ospiti dell’Europa orientale. A fare rotta verso il Belpaese sono soprattutto gli studenti - attratti dalla possibilità di un’immersione nell’elegante stile di vita europeo - e la nascente classe media, composta da impiegati e professionisti, affascinati dalla qualità delle località di villeggiatura del Mediterraneo, che offrono un livello di servizio molto più elevato rispetto, per esempio, ai Paesi arabi. Inoltre, i giovani russi sono attratti anche dai vivaci locali di Napoli e di Roma; i clienti un po’ più anziani invece, dai lungomare di Veneto, Sardegna e Sicilia; mentre quelli più ricchi dalle località sciistiche delle Alpi.
I viaggi frequenti dei russi nella Penisola sono stati resi possibili anche dalla comparsa sul mercato di aziende che propongono viaggi last-minute: a titolo esemplificativo, avendo a disposizione 400 euro, un visto Schengen e un po’ di tempo per preparare i documenti di viaggio, è oggi possibile ambire a una vacanza sulla costa siciliana. Si tratta di una rivoluzione per la gente comune, che non considera più l’Europa una meta esageratamente cara e inaccessibile.
Secondo i dati riportati dalle agenzie turistiche, lo scorso anno l’Italia è stata visitata da oltre mezzo milione di turisti russi e la domanda di viaggi nel Belpaese sta avendo, mediamente, una crescita costante del 20-30% annuo.