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martedì 9 agosto 2011

Mosca esplorerà i depositi non sfruttati dell’Atlantico

L’Onu ha concesso alla Russia il permesso di esplorare alcuni dei maggiori depositi di rame e oro ancora non sfruttati, presenti nel fondo dell’Oceano Atlantico.

Lo scorso 5 agosto il Kommersant ha riferito che, su concessione dell’Onu, la Russia potrà esplorare i giacimenti che si trovano sul fondo dell’Oceano Atlantico: il quotidiano afferma che, per Mosca, si tratta di un importante “successo” economico e “geopolitico”. “Lo sviluppo del fondo oceanico è un vasto progetto geopolitico per proteggere gli interessi russi come Stato leader nelle materie prime”, dichiara al giornale una fonte del ministero russo degli Esteri e spiega che, in seguito alla presentazione, da parte della Cina, di una richiesta ufficiale alle Nazioni Unite per esplorare la dorsale dell’Oceano Indiano, il Cremlino ha intensificato gli sforzi per ottenere i diritti sui depositi dell’Atlantico. La Russia sta considerando anche l’esplorazione di giacimenti di cobalto, ferro e manganese presenti nel letto dell’Oceano Pacifico, ma l’Onu prenderà in esame tale richiesta il prossimo anno.
Si stima che i giacimenti sul letto dell’Atlantico abbiano riserve da 5 a 10 volte superiori rispetto ai campi onshore: Sergeo Andreyev, vice capo del Dipartimento risorse geologiche e minerarie dell’Oceano presso l’Istituto di ricerca oceanologica di Russia, ha affermato che nella “sezione russa dell’Oceano” sono stati trovati sei campi e che la media del rame contenuto nel minerale di ferro dei depositi onshore è di circa l’1%, mentre offshore la percentuale sale al 2,5-10%.
Gli investimenti per l’esplorazione della zona situata vicino alla linea equatoriale potrebbero aggirarsi intorno ai 20-43 milioni di dollari nei prossimi cinque anni, fa sapere Darya Vasilevskaya del ministero delle Risorse naturali.
Per avere supporto a livello di know-how e di attrezzature necessarie all’esplorazione, la Russia dovrà coinvolgere partner stranieri nel progetto; è possibile che uno di questi sia la canadese Nautilus Minerals, società in cui il 20% delle azioni è detenuto dall’oligarca vicino al Cremino, Alisher Usmanov.

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