Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative alla Federazione Russa.

mercoledì 30 settembre 2009

Investimenti in Russia: rischio minimo e potenziale massimo.

Da una ricerca effettuata dalla Deutsche Bank - che prende in esame le 83 regioni della Federazione russa, dal punti di vista delle loro potenzialità e del livello di rischio che presentano - è emerso che sono 9 le regioni russe che presentano il clima migliore per effettuare investimenti: Mosca e la regione che le stà intorno, San Pietroburgo, Samara, il territorio di Krasnodar (vicino a Soci), la regione di Nizhinij Novgorod, la repubblica del Tatarstan, la regione di Rostov e la repubblica del Bashkortostan. In particolare, molte opportunità sono legate ai progetti per lo sviluppo di Krasnodar, la regione delle Olimpiadi 2014.
Lo studio e, conseguentemente, la classifica che ne è scaturita, si basano sulle valutazioni di un’importante agenzia di rating russa, la Export RA: le regioni vengono classificate sulla base di una media di dati registrati tra il 1995 e il 2007, e nel periodo della crisi economico-finanziaria, dall’autunno 2008 a oggi. Ad ogni regione è stato attribuito un indicatore relativo al potenziale per gli investimenti - calcolato in base al mercato del lavoro, ai consumi, alla produzione, alla capacità di innovazione e così via – e uno relativo al rischio per gli investimenti. Infine, tutte le regioni sono state inserite in una graduatoria che va dalla categoria "massimo potenziale-rischio minimo" a quella "basso potenziale-alto rischio".
Il risultato tiene conto anche della crisi economica che ha portato il governo federale a focalizzare l'attenzione sulle regioni maggiormente colpite dalla crisi, chiamate "monocittà", ovvero centri che si basano quasi esclusivamente sull'attività di un'unica grande industria; il governo Putin ha individuato 400 città a cui garantire assistenza a scapito degli stanziamenti rivolti ad altre regioni, concentrando quindi gli aiuti. L'aspetto positivo, relativamente allo studio Deutsche Bank, è che il governo intende anche lanciare un'altra serie di privatizzazioni e faciliatare l'aflusso di investimenti stranieri.

mercoledì 23 settembre 2009

L'unione doganale auspicata da Mosca complica il negoziato con la Wto.

La Russia è il paese che, in risposta alla crisi economica, ha adottato il maggior numero di misure protezioniste tra i paesi del G-20. Per fare solo un esempio, nei mesi scorsi il governo ha imposto dazi sull'import di auto straniere per proteggere l'industria locale, e ha prorogato tale misura dopo aver constatato l'aumento delle vendite di automibili russe.
Questo, per Mosca, non favorisce certo l'ingresso nel Wto - l'Organizzazione mondiale del commercio - che non può sanzionare tali misure protezioniste finché la Russia non ne sarà un membro. Nonostante siano 16 anni che Mosca attende e uspica l'adesione alla Wto, la prospettiva di completare i negoziati a fine anno comincia a sfumare: il 9 giugno scorso Vladimir Putin ha annunciato che il negoziato con Ginevra è sospeso perché la Russia mira ad entrare nella Wto a capo di un'unione doganale con i Partner (Kazakhstan e Bielorussia) e che, tale unione, è considerata prioritaria rispetto all'adesione stessa.
L'ingresso di un'unione doganale non è prevista dallo statuto della Wto che ha reagito negativamente alla proposta di Mosca: il segretario generale della Wto, Pascal Lamy, ha affermato che il programma di Putin va, inevitabimente, a complicare e ad allungare il negoziato.
Alcuni tra più autorevoli economisti vedono nella linea di Mosca una conseguenza alla crisi economica che avrebbe spinto il governo russo a rivedere le proprie priorità: quest'ultimo sembra aver constatato che, nel momento attuale, restando fuori dall'Organizzazione i vantaggi sarebbero superiori agli svantaggi.

giovedì 17 settembre 2009

Diminuita in agosto la produzione industriale russa

Il ministro delle finanze russo, Kudrin, ha affermato che la crescita mensile del Pil in agosto è stata dell'1,5%; tuttavia, lo stesso mese, la produzione industriale è diminuita su base mensile del -3%. Il dato (riportato da Afp come comunicato dal Rosstat) giunge dopo la crescita della produzione a luglio e a giugno: il vice ministro per l’economia, Andrei Klepach, alla fine del mese scorso, aveva dichiarato che la produzione industriale era aumentata su base mensile del 4,7% in luglio e del 4,5% in giugno, soprattutto grazie ad una notevole ripresa nella domanda internazionale di energia e metalli.
Il dato annuale della produzione industriale russa resta comunque estremamente negativo: -14% in gennaio-agosto rispetto allo stesso periodo del 2008.
Anche l’andamento del prodotto interno lordo non invita all'ottimismo: sebbene sia cresciuto nel secondo trimestre del 7,4% rispetto al primo, è diminuito del -10,9% su base annuale.
Nonostante il governo sostenga che la ripresa sia vicina, pur considerando l'incisione del fattore vacanze, secondo molti il dato sulla brusca caduta dell’output industriale ad agosto resta comunque allarmante.

lunedì 14 settembre 2009

Gm vende Opel alla cordata Magna-Sberbank

La General Motors ha annunciato che venderà la tedesca Opel alla cordata Magna-Sberbank.
Magna - multinazionale di componentistica canadese - dovrà però pagare royalties alla casa automibilistica americana sulle vetture vendute: sebbene Gm abbia superato la sua riluttanza a liberarsi del produttore automoblistico tedesco e, quindi, a condividere con altri licenze e segreti industriali e a mettere a disposizione dell'industria russa tecnologia avanzata, Magna non è riuscita a trovare un accordo su un utilizzo pieno della tecnologia di Opel.
Gli americani dovrebbero vendere alla cordata il 55%, un 10% andrà ai dipendenti della casa utomobilistica europea, e il rimanente 35% resterà a Gm.
Da un punto di vista commerciale e industriale la cordata intende appoggirsi al produttore di auto Gaz - di Oleg Deripaska, oligarca vicino a Vladimir Putin - che diventerà partner industriale di Magna e gli fornirà piattaforme per lo sviluppo delle attività di Opel in Russia.

venerdì 11 settembre 2009

Investimenti marchigiani in Russia

Nei giorni scorsi, ad Ancona, si è svolto un tavolo tecnico per promuovere le più recenti prospettive e potenzialità offerte dalla Regione di Lipetsk e le possibili forme di collaborazione tecnica, commerciale e produttive con imprese della subfornitura elettromeccanica e plastica. Le aziende marchigiane chiedono condizioni favorevoli per nuovi insediamenti produttivi in Russia e hanno presentato un pacchetto di progetti volti a dare nuovo impulso ai rapporti tra le marche e la regione russa: esso prevede un investimento complessivo di circa 27 milioni di euro a fronte dei quali sono stati chiesti interventi di edilizia industriale, incentivi finanziari in termini di contributi a fondo perduto e in conto interesse da parte del governo russo e l'estensione dell'esenzione dei dazi doganali anche al di fuori dei confini della zona economica speciale in cui non tutte le pmi hanno i requisisti per entrare.
Negli ultimi anni, i rapporti tra Russia e Italia si sono rafforzati grazie alla collaborazione tra i due Paesi, tra le piccole e medie imprese e le Regioni. Sotto questo aspetto le Marche, con il distretto creato a Lipetsk, sono state le prime a costruire tale modello e la Regione è decisamente intenzionata a sostenere questa collaborazione.
Sia il vicegovernatore Korobeinkov sia gli altri componenti della delegazione hanno assicurato la loro amicizia nel confronti delle Marche e la massima collaborazione nei confronti delle pmi che vorranno investire nei loro territori.

mercoledì 9 settembre 2009

La Russia è il nuovo leader nell'export di petrolio

Secondo le indicazioni del Ministero dell'Energia della Federazione Russa, nel secondo trimestre del 2009, Mosca ha esportato 7,4 milioni di barili al giorno, contro i 7 milioni dell'Arabia Saudita, diventanto così, per la prima volta dopo il crollo dell'URSS, il primo espostatore di prodotti petroliferi grezzi e raffinati.
Nel corso degli ultimi mesi, le quotazioni internazionali di petrolio si sono stabilizzate attorno al valore di 70 dollari al barile: un prezzo che permette di esprimere una prognosi ottimistica sui tempi della ripresa in Russia. Nel 2009, inoltre, le compagnie petrolifere russe estrarranno 490 milioni di tonnellate di petrolio, con un incremento dello 0,4 % rispetto al 2008.
Mosca, la cui economia dipende in larga misura dal settore energetico, è anche il primo esportatore mondiale di gas naturale.