Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative alla Federazione Russa.

venerdì 30 settembre 2011

Cala l’export di vino in Russia

Le spedizioni di vino italiano dirette a Mosca hanno subito una battuta d’arresto, causata dal sistema di dazi introdotto all'inizio del 2011 e dal giro di vite sulle licenze degli importatori locali.

Il mercato russo del vino sembrava avere tutte le carte in regola per divenire, nel giro di pochi anni, uno dei primi quattro clienti del vino italiano, dopo Stati Uniti, Germania e Regno Unito. Tuttavia, secondo i dati Istat, le spedizioni verso Mosca sono calate bruscamente: la crescita del 91% segnata a marzo 2011 è passata a quella del +25% di giugno. Come ha affermato il presidente di Federvini, Lamberto Vallarino Gancia, “le ragioni di questo stop sono da ricercare in due aspetti. Da un lato il nuovo, più pesante, sistema di dazi introdotto all'inizio dell'anno e, dall'altro, il giro di vite sulle licenze degli importatori locali, autorizzazioni senza le quali non è possibile operare”. Mentre a livello fiscale è stato subito avviato un dialogo con il Cremlino ed è stato possibile individuare delle soluzioni, rimangono gravi difficoltà circa le licenze: “le autorizzazioni o non vengono rinnovate del tutto o solo per periodi molto brevi. Si è cercato di ovviare con le scorte stock che già hanno superato i controlli doganali. Ma ormai anche questo serbatoio si è esaurito e siamo al blocco delle vendite”, ha dichiarato Gancia.
Le due misure erano state introdotte dal Governo russo per arginare il fenomeno delle sottofatturazioni che portava gli importatori locali ad acquistare vini con un valore dichiarato di pochi euro ma che, superata la dogana, veniva gonfiato anche di dieci volte sui prezzi di listino. Per questa ragione è stato introdotto il principio del “customs profile”, un prezzo minimo - differente a seconda della categoria - al di sotto del quale non è possibile introdurre vino in Russia.

mercoledì 28 settembre 2011

Generali è prossima alla sbarco in Russia

L’esecutivo delle Generali approva il business plan della joint venture con la russa Vtb.

L’esecutivo delle Generali ha approvato il business plan relativo alla joint venture prevista con la banca russa Vtb, le trattative sono ora in fase conclusiva e si prevede che l’accordo sarà realizzato entro la fine dell’anno. Il gruppo italiano, entrando a far parte del mercato russo, completa la rete costituita negli ultimi anni nell’Europa orientale.
Lo scorso 22 settembre, in occasione della riunione dell’esecutivo di Generali, Sergio Balbinot, uno dei vertici del gruppo, ha illustrato all’esecutivo il piano industriale del progetto di alleanza tra il Leone di Trieste e Vtb: avrà la struttura di una joint venture attiva nel mercato vita e danni e non sarà limitata al segmento della bancassurance; inoltre, la nuova società potrà contare su un canale diretto dedicato alla clientela retail ed su una rete di broker al servizio della clientela corporate. Generali, come ha aggiunto Giovanni Perissinotto – l’altro ad del gruppo – punta alla quota di maggioranza.
Nel corso della riunione, e durante il successivo consiglio si amministrazione, il gruppo dirigente delle Generali ha preso in considerazione anche la crisi economica e finanziaria e l’andamento sempre più incerto dei mercati finanziari che, il 22 settembre scorso, hanno vissuto una giornata critica: anche se meno rispetto all’indice di borsa e alle altre società assicurative presenti sul listino, il titolo del Leone è retrocesso (-2,27% a 10,75 euro). Perissinotto ha, tuttavia, invitato all’ottimismo: “il nostro business industriale, il business assicurativo, ci sta dando delle soddisfazioni”.

martedì 27 settembre 2011

Cresce l’export delle calzature made in Italy

L’export di calzature made in Italy, nei primi cinque mesi di quest’anno, è cresciuto di quasi il 17,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso; le maggiori soddisfazioni arrivano dalla Russia.

Si è concluso mercoledì 21 settembre il Micam, la Fiera rivolta alle calzature tenutasi a Milano. Relativamente all’export, è emerso che, nella prima parte del 2011, il settore ha recuperato i livelli pre-crisi: tra gennaio e maggio le esportazioni sono aumentate del 17,1% rispetto allo scorso anno, e del 3,6% rispetto al 2008. La spinta al settore calzaturiero arriva, infatti, prevalentemente dalle vendite all’estero: ad eccezione della Grecia, dove le vendite di calzature made in Italy si sono ridotte del 24%, i principali paesi di sbocco, dall’inizio dell’anno, hanno registrato aumenti dell’import. Le esportazioni in Spagna, Gran Bretagna e Austria sono in “lenta” crescita, le vendite di calzature italiane in Francia e Germania segnano un incremento di oltre il 10%, quelle in Stati Uniti e Svizzera sono sopra il 20% e in Russia le vendite sono aumentate del 30%.
Adriano Sartor, a.d. di Stonefly, sostiene che la ricetta per non lasciarsi ostacolare dalla concorrenza, oltre a puntare sull’export, consiste nel posizionarsi sulla fascia medio-alta; una teoria che trova conferma anche da parte di Gimmi Baraldini, secondo i quale campionario, fedeltà al cliente e tenacia nel costruire la forza del brand sono gli altri elementi fondamentali per riscuotere successo all’estero.

lunedì 26 settembre 2011

L’evoluzione dei rapporti Russia-Occidente

In seguito al crollo del muro Mosca aveva cominciato a operare per la modernizzazione e la democratizzazione del Paese; negli ultimi dieci anni, ha cercato, invece, di recuperare lo status di “grande potenza”.

I principi di libertà e di democrazia che si erano diffusi nella Federazione Russa in seguito alla caduta dell'impero sovietico, a partire dal 1999, hanno cominciato a vacillare: Mosca ha scelto di abbandonare la strada della democratizzazione per tornare a proporsi come un sistema politico-economico alternativo a quello occidentale. Dal 2000, con l'ascesa di Putin, al fine di riconquistare riconquistare le sue vecchie sfere d’influenza, Mosca ha cominciato ad ostacolare tutti i paesi vicini nel loro sforzo per integrarsi nelle strutture Euro-Atlantiche, ricomponendo la sua cerchia di satelliti per controbilanciare le alleanze occidentali. Il Paese è così entrato in conflitto con quelli che non avevano accettato di sottomettersi al suo nuovo disegno, come la Georgia e la Moldova, e con il mondo occidentale; tuttavia riesce a garantirsi la lealtà di alcuni dei suoi paesi vicini grazie alla loro dipendenza dal Cremlino stesso. Anche i paesi dell’Asia Centrale sono sempre stati simpatizzanti del Cremlino cui, in cambio delle garanzie di sicurezza e di sostegno politico nei confronti dei loro regimi autoritari, assicurano la propria collaborazione.
Inoltre, la Russia tenta di intervenire attivamente negli affari interni della Nato e dell'Ue, in particolare, si oppone ai futuri progetti di allargamento della Nato cercando di influenzare le scelte dei singoli stati. L’Occidente, avverte la necessità di portare la civiltà democratica in Russia per risolvere e porre fine ai numerosi conflitti regionali attualmente presenti nel continente europeo, ma sembra non avere ancora trovato una soluzione adeguata.
Secondo molti analisti gli stati dell'Unione Europea dovrebbero impegnarsi con più rigore nella condivisione di una politica estera comune in difesa della legalità e della democrazia, ed esigere il rispetto per la sovranità dei paesi vicini da parte del Cremlino, al fine di delegittimarne l'autoritarismo ed evitare che l’autorevolezza dell’Ue e della Nato vengano sminuite.

venerdì 23 settembre 2011

Il Premio Internazionale ProArte 2011

Il Premio Internazionale ProArte 2011 è dedicato alla Federazione Russa: fino al 15 ottobre i giovani italiani e russi possono presentare le proprie idee di progetti per la promozione della “cultura” del proprio territorio.

Nel programma ufficiale dell'Anno della Cultura e della Lingua russa in Italia e della Cultura e Lingua italiana in Russia, è stato inserito anche il Premio Internazionale ProArte 2001: un riconoscimento rivolto ai giovani tra i 18 e i 35 anni che operano per lo sviluppo delle attività creative, e che desiderano realizzare progetti per la cultura e le arti connessi alla promozione del patrimonio storico, artistico, delle tradizioni, usi, costumi e identità del proprio Paese. Lo scopo del Premio Internazionale ProArte è quello di favorire la nascita di nuove iniziative, di progetti a sostegno dell’economia locale, nazionale e internazionale.
I progetti potranno essere presentati fino al 15 ottobre. La fase finale di discussione e la premiazione si svolgerà a Roma il prossimo 24 novembre: in tale occasione, i candidati vincitori presenteranno le proprie idee progettuali selezionate quali vincitrici dell'edizione 2011. Anche in Russia è in programma un evento per la cerimonia di consegna del riconoscimento. Le selezioni nella Federazione Russa saranno realizzate con le stesse tempistiche previste per la sezione italiana, in collaborazione con con il National Youth Council of Russia e con tutti i partner del Premio Internazionale ProArte. I progetti dei giovani russi saranno selezionati direttamente nella Federazione Russa dalla Commissione Internazionale e quelli che saranno valutati idonei verranno poi tradotti in italiano e inviati alla Comitato Promotore del Premio ProArte.

giovedì 22 settembre 2011

Il Festival Bookmarket

Nel Gorkij Park di Mosca si è tenuta la fiera del libro multimediale che compete con i grandi Saloni internazionali: il Festival Bookmarket.

Il Festival Bookmarket non ha niente da invidiare ai Saloni del libro tradizionale come Non-fiction e Mibf: la fiera presenta una marcia in più grazie al formato insolito, alle letture a cielo aperto e alla possibilità di effettuare il download dei volumi sui supporti elettronici. Il festival ha incluso progetti apparentemente molto lontani dal mondo dell’editoria e ha così attirato anche coloro che solitamente non frequentano le fiere del libro tradizionali: infatti, a differenza di quanto avviene in occasione di queste ultime, al Bookmarket non ci si limita a leggere e ad acquistare libri come alle fiere tradizionali, ma gli stessi si ascoltano e si discutono. Per la lettura a voce alta - un momento chiave del programma del festival - hanno prestato la loro voce il cantante Andrej Makarevič, gli scrittori Max Frye e Andrej Rodionov, il regista Pavel Mamonov e l’attore Mikhail Efremov.
Bookmarket si propone di offrire nuove opportunità anche ai rappresentanti delle case editrici, come ha affermato Polina Kniazeva, principale portavoce di Exmo: “la fiera del libro è un evento piuttosto conservatore, il pubblico nel complesso è adulto ed è quasi sempre lo stesso ogni anno. Ma considerato il notevole calo subito dal mercato, legato soprattutto all’interesse sempre minore per la lettura, abbiamo bisogno di dialogare con le giovani generazioni di lettori”.
Una delle novità più interessanti offerte dalla fiera, a coloro che amano leggere libri su supporti elettronici, è rappresentata dalla possibilità di usufruire di uno spazio multimediale gestito dalle imprese Imobilko e Abbyy, da cui possibile scaricare qualsiasi libro sui propri supporti, compreso il cellulare.

mercoledì 21 settembre 2011

L’avoska: l’alternativa russa alle borse in pvc

Per limitare l’uso delle anti-ecologiche borse della spesa in pvc, la Russia guarda al passato e ripropone l’avoska, il tipico sacchetto a rete sovietico.

Come hanno evidenziato le organizzazioni ecologiste, molti tipi di plastica sono pressoché indistruttibili e possono rimanere intatti fino a 400 anni, per questa ragione negli ultimi tempi si discutono le possibili soluzioni per ridurre l’uso dei sacchetti di plastica. A tal riguardo, mentre in Italia e in altri Paesi in Europa si pensa a un modo sostenibile di fare acquisti, grazie all’impiego della carta riciclabile e delle borse di tela riutilizzabili, in Russia si considera di tornare al passato: rinasce un marchio sovietico, quello relativo alla borsa in rete intrecciata e tascabile che, circa vent’anni fa, accompagnava sempre i sovietici nella loro vita quotidiana, l’avoska.
Nel corso degli anni ’90, con il crollo dell’Unione Sovietica, l’avoska smise di circolare e venne rimpiazzata dalla busta di plastica usa e getta in pvc. La scomparsa dell’avoska dalla vita quotidiana comportò la chiusura delle fabbriche che la producevano e che offrivano un posto di lavoro a persone ipovedenti: secondo le statistiche 9 borse su 10 venivano realizzate da persone non vedenti.
Di recente alcuni imprenditori russi socialmente attivi hanno dato il via a un progetto chiamato l’avoska della speranza, lanciato dall’Associazione russa di persone con disabilità, per garantire l’uguaglianza lavorativa alle persone diversamente abili e offrire nuovamente alle persone ipovedenti la possibilità di guadagnarsi da vivere lavorando alla produzione della borsa dell’Unione Sovietica, riproposta con alcune modifiche atte a renderla più pratica e più attraente a livello estetico: oggi si può portare anche in spalla, viene realizzata con colori vivaci ed è provvista di manici in pelle.

martedì 20 settembre 2011

L’embargo e i rapporti Georgia-Russia

Nel corso degli ultimi due secoli e fino al 2006, la produzione di vino e acqua in Georgia è stata legata alla Russia, che per il vino georgiano e per l’acqua minerale Borjomi ha rappresentato il mercato più importante.

I produttori di vino georgiani, approfittando della scarsa selettività di molti consumatori russi, avevano cominciato a destinare i loro prodotti migliori ad altri mercati; per questa ragione - sebbene il pretesto ufficiale riguardasse “carenze igienico-sanitarie" - e in seguito ad un forte inasprimento delle relazioni tra i due Paesi, nel 2006 Mosca annunciò un embargo all'importazione di acqua e vino georgiani.
L’azienda produttrice di acqua minerale Borjomi non ha risentito molto dell’embargo quindi e non è stata costretta a ridurre i posti di lavoro; i problemi maggiori sono quelli riscontrati per il settore vinicolo: l'embargo sul vino ha drasticamente ridotto la domanda di uva, colpendo soprattutto agricoltori e contadini. Oggi le aziende vinicole sono parzialmente riuscite a far fronte all'embargo: i produttori, messi alle strette dalla concorrenza globale, hanno innalzato la qualità del vino, evitando i miscugli di dubbia origine praticati in epoca sovietica. Questo non è, tuttavia, sufficiente per far fronte alle conseguenze dell'embargo: prima del 2006 la Georgia esportava 20 milioni di bottiglie, di cui il 60% era destinato alla Russia, mentre oggi l'esportazione di vino georgiano arriva a 10 milioni di bottiglie annue, delle quali il 40% è destinato all'Ucraina e il restante a Bielorussia, Kazakistan e Paesi baltici. Nonostante questo, ora che Mosca avrebbe eliminato gli ostacoli giuridici alla ripresa delle importazioni, il governo georgiano non sembra interessato alla proposta e non è disposto alle concessioni politiche richieste da Mosca.
Dato l'indebolimento dei rapporti fra i Paesi in seguito al crollo dell'Unione sovietica e la conseguente diminuzione della dipendenza economica dalla Russia, l’impatto dell’embargo sull’economia georgiana è stato limitato, tuttavia non è questo il motivo di fondo della passività georgiana: nell’apertura di Mosca, Tbilisi intravede una mossa strategica mirata a rafforzare l'opposizione filo-russa agli occhi dell'opinione pubblica meno interessata alla politica, come i produttori d'uva che avrebbero grandi benefici in caso di fine dell'embargo e il governo georgiano teme che possa crescere anche il prestigio dell'opposizione. Inoltre, ad essere contrari alla fine dell’embargo sono gli stessi imprenditori, per i quali il ritorno sul mercato russo comporterebbe ingenti spese di logistica e marketing, senza alcuna garanzia sulla stabilità delle intenzioni moscovite.

lunedì 19 settembre 2011

La crisi del settore spaziale russo

La chiusura del Programma Space Shuttle 2011 e il recente incidente al cargo russo Progress, hanno portato gli esperti a dubitare circa l’affidabilità delle apparecchiature russe.

La Russia, relativamente al settore spaziale, investe in ricerca e sviluppo solo un decimo rispetto ai paesi occidentali e solo un quinto a livello di immobilizzazioni e formazione del personale; inoltre, gli esperti stimano che un terzo delle imprese del settore sia vicino alla bancarotta.
Vladimir Dvorkin, Generale Maggiore in pensione, incaricato di sviluppare programmi per il miglioramento delle Forze Nucleari Strategiche, ha dichiarato: “Più del 70% delle tecnologie utilizzate a fini produttivi sono fisicamente e moralmente obsolete”. Una constatazione amara arriva anche da parte di Igor Lisov, redattore dell’autorevole testata Novosti Kosmonavtiki (Notizie di Cosmonautica): “Negli ultimi due decenni molti professionisti esperti si sono ritirati da questo settore industriale per ragioni d’età o per gli stipendi bassi […] finché un ingegnere aerospaziale per la produzione e la progettazione di tecnologie spaziali verrà pagato meno di un commerciante di cellulari, preferirà vendere cellulari che occuparsi di tecnologie spaziali”.
Uno degli ostacoli maggiori sulla via del miglioramento del settore spaziale è costituito dalla mentalità di puntare all’ottenimento di successi spettacolari ma temporanei, per consentire alla leadership di Stato di farsi pubblicità: la principale azienda spaziale del Paese, Energia Corporation, anziché lavorare alla progettazione a alla creazione di nuove tecnologie, sta progettando di installare nell’orbita terrestre bassa un albergo per turisti.

venerdì 16 settembre 2011

La crescita nelle ex repubbliche sovietiche

Nel corso dei vent’anni successivi alla dissoluzione dell’Urss, la crescita non è stata omogenea e generalizzata nelle ex repubbliche sovietiche.

I 15 Stati indipendenti venutisi a creare in seguito alla caduta dell’Unione Sovietica presentano, molte differenze, sia a livello politico, sia a livello economico. Le tre repubbliche baltiche - Lituania, Estonia e Lettonia - sono entrate velocemente a far parte dell’Unione Europea; Moldavia, Bielorussia e Ucraina sono ancora zone di confine, tra l’Europa e la Russia; sul fronte caucasico, la Georgia, rispetto ad Armenia e Azerbaijan, ha subito l’influenza occidentale; invece, in Asia centrale - Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan - risentono ancora della nebbia postsovietica.
I dati riportati di seguito, estratti da un giornale ucraino che ha di recente messo a confronto i prezzi delle ex repubbliche sovietiche, sebbene non offrano un quadro generale dell’andamento economico delle 15 ex repubbliche sovietiche, possono contribuire a mostrare quali, tra queste ultime, hanno saputo sfruttare al meglio la libertà che la caduta del muro ha comportato. A titolo esemplificativo: se nella capitale bielorussa, un litro di latte si acquista con mezzo dollaro, in Georgia, a Tbilisi, è necessario sborsarne più del triplo (2,10); attualmente a Mosca un appartamento si vende a 4.900 dollari al metro quadro mentre a Chisinau tale costo ammonta a 850 dollari; se a Kiev un litro di benzina costa 1,2 dollari, ad Ashgabat, capitale del Turkmenistan, costa soltanto 20 centesimi. Relativamente alle repubbliche baltiche, la situazione è particolarmente positiva in Estonia: se all’epoca della caduta del muro, il salario medio a Tallinn era di 14 dollari, oggi quest’ultimo ha raggiunto quota 788; sempre nella capitale dell’Estonia, la pensione, che nel 1991 era di 5,6 dollari, attualmente si attesta a 305.
I cinque Stan invece non presentano un miglioramento economico significativo: a Dushanbe, nel Tagikistan, lo stipendio medio è passato dai 15,8 dollari del 1991 agli 83 attuali e la pensione, da 1,8 a 20.
Si può quindi affermare che la caduta dell’Urss ha giovato alle piccole repubbliche baltiche che hanno potuto stabilizzarsi e accrescere gli standard, ma non è stata incisiva sul destino delle ex repubbliche asiatiche e caucasiche, che stanno ancora cercando una via per verso il progresso.

giovedì 15 settembre 2011

Gli elettro-bus approdano anche a Mosca

Mosca, entro il 2015, diverrà una delle prime tra le megalopoli mondiali nell'utilizzo di mezzi di trasporto ad alimentazione elettrica.

I lavori per l'introduzione del trasporto elettrico a Mosca - già considerata tre anni fa, dall'allora sindaco Juri Luzhkov, con scarso seguito - hanno cominciato a concretizzarsi nel giugno 2011, quando il Presidente Dmitri Medvedev aveva annunciato la necessità di appoggiare l'iniziativa di alcune regioni che avevano deciso di convertire i mezzi pubblici e quelli pesanti “all'alimentazione elettrica o ibrida”.
Le autorità moscovite intendono trasformare la capitale russa in una delle prime tra le megalopoli mondiali nell'utilizzo di mezzi di trasporto ad alimentazione elettrica. Il 1° novembre 2011 i produttori dovranno presentare all'Amministrazione comunale i prototipi per gli elettro-bus, che dovranno avere un’autonomia di 250 chilometri con una ricarica ed essere idonei all'utilizzo anche durante la stagione invernale. Inoltre, entro la fine dell'anno potrebbe svolgersi anche il concorso per l'appalto della fornitura di mezzi elettrici per i prossimi tre anni; tra i candidati ci sono, tra gli altri, la cinese Yutong, e gli elettro-bus assemblati dalla Trolza di Engels.
Il progetto prevede che, entro io 2015, l'80% dei circa 12,5-13,5 mila mezzi di cui la capitale necessita per il trasporto pubblico, verranno sostituiti da elettro-bus con accumulatori, mentre il restante 20% rimarrà alimentato con carburante diesel. A tal fine, nei principali snodi del traffico cittadino, verranno attrezzati diversi parcheggi muniti di stazioni per la ricarica dei mezzi, utilizzabili anche dalle auto private.

mercoledì 14 settembre 2011

Il problema demografico russo

Il Cremlino è alle prese con il problema del calo demografico: il peggioramento delle condizioni di vita ha comportato un aumento della mortalità, accompagnato da un calo della natalità.

Si è sensibilmente aggravato il problema demografico iniziato vent’anni fa con la caduta dell’Urss. Come ha spiegato Nikolai Patrushev, capo del Consiglio di sicurezza - organismo che raggruppa rappresentanti del governo e delle forze armate, incaricato di determinare le linee guida per la sicurezza, economica, politica e militare russe - “il Paese entra nel periodo più difficile dal punto di vista della situazione demografica […]. Tra il 2011 e il 2025 il numero di abitanti in età lavorativa diminuirà di almeno dieci milioni di persone. Inoltre abbiamo esaurito tutte le risorse disponibili per sostenere e accrescere l’attività economica dei giovani e delle persone anziane”. Patrushev ha inoltre affermato che il futuro della Federazione è nelle mani di un’immigrazione qualificata.
La Federazione russa oggi conta 142,9 milioni di abitanti, contro i 148,3 milioni del 1991, anno in cui l’Urss fu dissolta. Da allora la Russia è caduta in un circolo vizioso dal punto di vista demografico: il peggioramento delle condizioni di vita ha provocato un aumento della mortalità e un calo della natalità, quindi il calo delle persone in età fertile accelererà nel corso di questo decennio e del prossimo, senza essere compensato dal miglioramento delle speranze di vita, che, sebbene sia effettivo, non è ancora sufficiente.
Nel maggio 2011 Putin ha stabilito di investire 1.500 miliardi di rubli in progetti atti a migliorare l’aspettativa media di vita e ad aumentare il tasso di natalità dal 25% al 30% in tre anni. Inoltre, la Duma – la camera bassa dell’Assemblea Federale russa – ha cominciato di recente a discutere una serie di revisioni al diritto all’aborto, già squalificato nel piano sanitario nazionale in cui è stata inserita la prima legge “pro-life” dopo la caduta del regime sovietico ateo-comunista.

martedì 13 settembre 2011

Anche in Russia la birra diventa “alcolica”

Mosca ha stabilito che anche la birra deve essere considerata una bevanda alcolica alla stregua delle altre e ha emanato una legge che ne regolamenta il consumo.

Il settore della birra subirà un massiccio sconvolgimento: Dmitri Nedvedev ha di recente firmato una legge con la quale si stabilisce che la bevanda non può più essere considerata un mero e innoquo “prodotto alimentare” come avveniva in precedenza, ma va classificata come “alcolica” e, come tale, dovrà sottostare a precise limitazioni di orario, luogo ed età.
Dal 2000 al 2009 la produzione della bionda è raddoppiata e, secondo il capo dell’Unione dei Produttori di bevande alcoliche Dmitri Dobrov, il consumo della stessa è aumentato di 4 volte. I russi si sono abituati a bere la birra al posto di altre bibite rinfrescanti e, sebbene dal 2005 sia stato introdotto un divieto per la vendita della birra ai minori di 18 anni, il consumo ha continuato a crescere: nel 2008, prima della crisi, ogni cittadino russo ne consumava, mediamente, 80 litri all’anno, contro i 24 litri del 1970. Il consolidarsi di questa abitudine, che riguarda anche i giovani tra i 15 e i 18 anni, va attribuito anche al costo della bevanda: negli anni ’70 in Urss ebbe inizio la produzione di birra a basso costo su larga scala con l’appoggio del governo che intendeva così ridurre il consumo di vodka. Tuttavia, si è riscontrato che il consumo di quest’ultima non si è abbassato.
Dal 2013 entreranno in vigore i nuovi divieti: sarà vietata la vendita di birra per strada, i negozi non potranno venderla durante l’orario notturno (23.00 - 8.00), non si potrà bere birra nei luoghi pubblici e non potrà essere pubblicizzata in televisione o per strada.
La legge sfavorirà soprattutto i produttori, i proprietari di piccoli punti vendita e i consumatori delle piccole città che, a causa del mancato sviluppo del sistema di commercio, saranno privati della possibilità di acquistare birra. In compenso, ne gioveranno i piccoli birrifici artigianali che hanno iniziato a diffondersi negli ultimi anni e che, grazie ai nuovi divieti, vedranno diminuire la concorrenza, anche a livello pubblicitario, da parte dei grandi produttori, le multinazionali della birra (Carlsberg, InBev, Heineken, Efes e SABMiller) che, attualmente, hanno in mano il 90% del mercato.

lunedì 12 settembre 2011

I rapporti Mosca-Londra dopo il caso Litvinenko

Il premier inglese David Cameron oggi si è recato a Mosca: si tratta della prima visita bilaterale dal 2006, anno in cui morì Alexander Litvinenko, ex agente del Kgb.

Oggi è iniziata la visita ufficiale a Mosca del premier inglese David Cameron che incontrerà il presidente Dmitri Nedvedev e anche il premier Putin, con il quale il governo inglese no ha contatti diretti dal 2006, più precisamente, da quando Alexander Litvinenko – l’ex agente del Kgb rifugiatosi in Inghilterra per ricevere la cittadinanza inglese - fu assassinato a Londra attraverso la contaminazione radioattiva con una dose letale di polonio-210. Tale episodio aveva contribuito ad allontanare i due Paesi che avevano ridotto le loro relazioni su più fronti. Alla vigilia della partenza, Cameron ha dichiarato che “non intende dimenticare” il caso ma che ora l’intento è quello di “promuovere un nuovo approccio, fondato sulla cooperazione”.
Con il leader inglese partecipa una delegazione di cui, oltre a manager e uomini d’affari, fanno parte anche il ministro degli Esteri William Hauge e Bob Dudley, il numero uno della British Petroleum: l’obiettivo ufficiale della missione è la firma di accordi economico-commerciali relativi al settore energetico, per un controvalore di 215 milioni di sterline, oltre 250 milioni di euro; l’attuazione di tale operazione consentirà di preservare diverse migliaia di posti di lavoro e ne creerà circa 500 di nuovi.

venerdì 9 settembre 2011

Le tappe del successo di Enel in Russia

Enel, presente sul mercato russo dal 2004, oggi è un energy trader, un operatore ben integrato nel settore, del gas come in quello nucleare, e attivo nell’ambito della generazione, della distribuzione e della vendita di energia elettrica.

Enel si è insediata in Russia nel 2004, dopo essersi aggiudicata una gara per la gestione di un’importante centrale elettrica a San Pietroburgo, attraverso la partnership con ESN Energo, il gruppo privato locale; con tale operazione Enel è divenuta la prima società internazionale incaricata della gestione di un’unità produttiva strategica del sistema energetico russo. Con la collaborazione di Enel l’impianto è stato trasformato in una delle centrali elettriche a ciclo combinato gas-elettricità più avanzate della Federazione Russa. La strategia di inserimento di Enel è poi proseguita con l’acquisizione, nel 2006, del 49,5% di RusEnergoSbyt, nota società indipendente di energy trading in Russia, situata a Mosca e presente in tutto il paese a livello commerciale. L’anno successivo, in joint venture con Eni, Enel acquisisce anche ServerEnergia, un consorzio che possiede licenze per estrazione di gas per 700 milirdi di metri cubi complessivi, e, sempre nel 2007, Enel si inserisce nello scenario della privatizzazione del settore elettrico russo acquisendo anche OGK-5, di cui detiene il 56,43% delle quote.
Nel corso degli ultimi anni, Enel ha maturato una profonda conoscenza delle peculiarità – sul piano economico, tecnico, istituzionale e sociale – del mercato russo dell’energia e ha potuto così creare una rete di partnership e alleanze di cui fanno parte i maggiori player russi del settore energetico.

giovedì 8 settembre 2011

Russia-Francia: nuovi accordi bellico-tecnologici

Martedì 6 e mercoledì 7 settembre si è riunito il Consiglio per la Cooperazione franco-russa sulle Questioni di Sicurezza (CCQS), giunto alla sua decima sessione.

I ministri degli Affari esteri e della Difesa russi, Sergei Lavrov e Anatoli Serdyukov, e gli omologhi francesi, Alain Juppé e Gérard Longuet, martedì 6 e mercoledì 7 settembre, si sono riuniti nell’ambito della decima sessione del Consiglio per la Cooperazione franco-russa sulle Questioni di Sicurezza (CCQS). I ministri sono stati ricevuti dal presidente della federazione russa Dmitri Medvedev che, prima dei colloqui, ha dichiarato: “Le parti dovranno evocare gli aspetti e gli accordi bilaterali più importanti, il funzionamento dei meccanismi e principi della sicurezza globale, e abbordare il tema della cooperazione franco-russa nel quadro delle relazioni Russia-Ue e Russia-Nato”.
In seguito a una serie di negoziazioni e avvertimenti minatori da parte di Washington, i due Paesi avevano già raggiunto alcuni accordi in ambito bellico-tecnologico. In giugno, la Russia aveva firmato con la Francia un contratto che le consentiva di acquistare due porta-elicotteri di tipo Mistral, con un investimento di 1,2 miliardi di euro: martedì, in conferenza stampa, Anatoli Serdyukov e Gérard Longuet hanno dichiarato che entro la fine dell’anno sarà firmato un nuovo contratto, che darà avvio alla costruzione e alla vendita di altre 2 porta-elicotteri.
Relativamente ai rapporti Russia-Nato, il Cremlino ha palesato le sue preoccupazioni circa sistema missilistico europeo realizzato dall’Alleanza Atlantica. A tal riguardo, Alain Juppé, in veste da “ambasciatore americano”, ha rassicurato il governo russo garantendo che: “il sistema missilistico non è diretto contro la Russia, perché Mosca è da molto tempo un nostro partner”. Evidentemente la Nato punta a tranquillizzare la Russia affinché quest’ultima non costituisca un ostacolo quando i suoi aerei sorvoleranno il Vicino Oriente.

mercoledì 7 settembre 2011

Mercato russo del vino: crescita e problemi burocratici

Nel 2010 i valori dell’import di vino italiano in Russia sono aumentati del 60% rispetto all’anno precedente, e le importazioni sono cresciute anche nei primi cinque mesi del 2011 (+44%).

Il mercato russo del vino è in crescita e quello vinicolo rappresenta indubbiamente un settore strategico per i produttori: sono oltre 1 miliardo i litri di vino che sono stati consumati nel corso del 2010, il consumo medio pro capite annuo è di 7 litri e sono circa 30 milioni i potenziali clienti.
Tuttavia, se da un lato le importazioni di vino straniero stanno vivendo un grande successo commerciale, dall’altro, stanno attraversando un momento critico dal punto di vista burocratico, che preoccupa i produttori di tutto il mondo: per molti importatori è a rischio il rinnovo delle licenze. Secondo quanto riportato da WineNews, le autorità del Cremlino avrebbero ritardato il rinnovo della licenza agli importatori dei quali non hanno gradito le gestioni finanziarie “ballerine” all’estero. Sebbene il mercato russo stia dando soddisfazione ai vini italiani, tale situazione, potrebbe ora comportare l’azzeramento del lavoro di anni per molte aziende del Belpaese, i cui vini risultano già svantaggiati a causa di quei dazi aggiuntivi (o ‘customs profile’) che sono andati a penalizzare soprattutto la produzione italiana, alla quale si riconosce una qualità superiore rispetto alla produzione spagnola o francese.
Gli uffici dell’ambasciata italiana in Russia, in particolare quelli preposti alle attività relative alle tasse e alle imposte previste per l’importazione russa, stanno cercando una soluzione ai dazi aggiuntivi che pesano sul vino italiano: molto probabilmente si deciderà di omogeneizzare i vini per categoria e per tipologia e non più per Paese di provenienza.

martedì 6 settembre 2011

Gas, inaugurato il gasdotto Nord Stream

Oggi a Viborg, nella regione di S. Pietroburgo, è stato avviato il nuovo Nord Stream: il gasdotto che collega Russia e Germania sotto il Mar Baltico.

Il premier russo Vladimir Putin, oggi, ha inaugurato il nuovo gasdotto Nord Stream, che collega Russia e Germania sotto il Mar Baltico: con l'aiuto di un computer è stato iniettato il primo gas tecnico, a Viborg, nella regione di S. Pietroburgo. Oltre a Putin, hanno partecipato l'ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, ora presidente del consorzio Nord Stream, e Alexiei Miller, ad di Gazprom.
Il gasdotto percorre 1224 km e ha una capacità di 55 miliardi di metri cubi di gas all'anno: “Il volume del gas fornito è paragonabile all'energia di undici centrali nucleari”, ha affermato Putin. Inoltre, la nuova infrastruttura consentirà alle forniture di metano russo destinato all'Europa di bypassare, in parte, gli attuali Paesi di transito e, tra questi, Bielorussia e Ucraina, con cui i rapporti sono particolarmente conflittuali relativamente all’energia: in particolare, per l’Ucraina l'avvio del gasdotto, che sarà attivato definitivamente tra fine ottobre e inizio novembre, comporta la perdita dello status esclusivo di Paese di transito per il gas russo in Europa. A tal riguardo, il premier russo Vladimir Putin, sempre in occasione dell’inaugurazione del Nord Stream ha dichiarato: “L'Ucraina è un nostro vecchio partner tradizionale. Come tutti i Paesi di transito, è stata tentata di sfruttare la sua posizione ma ora questa esclusività sta scomparendo e i nostri rapporti acquisteranno un carattere sempre più civile”.

lunedì 5 settembre 2011

Gas, si ripresenta il contenzioso Kiev-Mosca

Mosca e Kiev sono nuovamente alle prese con il contenzioso relativo alle forniture di gas: si ripropone il rischio dell’interruzione del transito in Ucraina del metano destinato ai paesi Ue.

L’importazione dei circa 8 miliardi di metri cubi di metano che, passando attraverso il gasdotto Greenstream, soddisfano annualmente l’8% del fabbisogno italiano, è strettamente connessa alla crisi libica. Se tutto procede per il meglio, il gasdotto potrebbe essere riattivato intorno alla metà di ottobre; tecnicamente vanno verificati lo stato dei pozzi partecipati dall’Eni in Libia e, soprattutto, le condizioni delle infrastrutture di immissione del metano nel sito costiero di Mellitah. Un possibile intoppo è rappresentato dal gas importato dal fronte algerino, attraverso il gasdotto Transmed che, prima di sfociare nel Belpaese, attraversa il delicato territorio tunisino: lo scorso luglio si sono verificati un paio di sabotaggi e ulteriori complicazioni potrebbero presentarsi in seguito alle elezioni per la nuova assemblea costituente previste per il prossimo 23 ottobre.
Relativamente al fronte ucraino si ripresenta la solita questione: Kiev vuole rinegoziare al ribasso il prezzo delle forniture di gas russo e intende tagliare di circa un terzo gli ordinativi invernali, mentre Mosca chiede di onorare per intero il pagamento delle quantità pre-concordate.
Paolo Scaroni, l’amministratore delegato di Eni, ha dichiarato: “Potremmo anche fare a meno di Greenstream per tutto il prossimo inverno, ma saremo pericolosamente al limite”.

venerdì 2 settembre 2011

L’Italia alla 24° Fiera Internazionale del Libro di Mosca

Da mercoledì 7 a lunedì 12 settembre si terrà la 24° Fiera Internazionale del Libro di Mosca, di cui, quest’anno, l’Italia è Ospite d’Onore.

La Russia, che nel maggio scorso ha presenziato come Ospite d’Onore al Salone del Libro di Torino, ora ospiterà, nella stessa veste, l’Italia nell’ambito della 24° Fiera Internazionale del Libro di Mosca, che si svolgerà dal 7 al 12 settembre. L’evento è promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Ministero degli Affari Esteri, dal Ministero dello Sviluppo Economico, dal Comitato per l’Anno della Cultura e della Lingua Italiana in Russia, dall’Istituto Nazionale per il Commercio Estero, dall’Istituto Italiano di Cultura di Mosca e dall’Associazione Italiana Editori; quest’ultima ha anche creato e realizzato il programma culturale ed editoriale della fiera moscovita, che sarà focalizzata sui rapporti che intercorrono tra le due nazioni - geograficamente così lontane, ma ricche di elementi in comune sul piano culturale - e sulla ricorrenza del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia.
La fiera prevede una serie di eventi che comprendono mostre, rassegne, festival e concerti, oltre alla partecipazione di diciassette tra i maggiori autori italiani contemporanei che, sono chiamati a rappresentare e a raccontare la bellezza, la complessità e le peculiarità socio-culturali del Belpaese. In particolare, gli autori sono: Valerio Massimo Manfredi, Bruno Arpaia, Antonia Arslan, Pierdomenico Baccalario, Gianrico Carofiglio, Franco Cardini, Patrizia Cavalli, Alessandro D'Avenia, Sandro Veronesi, Sveva Casati Modignani, Andrea De Carlo, Maurizio Ferraris, Marco Innocenti, Giulio Giorello, Grazia Verasani, Simona Vinci e Serena Vitale. Saranno presenti anche numerosi autori e studiosi della Federazione Russa: Tatiana Ustinova, Maria Archangel’skaia, Gregory Arostev, Valerj Ljubin, Eugenij Moskvin, Natalia Sokolovskaya, Olga Sedakova, Evgenij Solonovich, Irina Prokhorova, Ghennady Kiselev, Zahar Prilepin.
Oltre agli appuntamenti live con gli autori, diverse saranno anche le proposte previste negli altri spazi del Padiglione Italia, come gli stand delle istituzioni pubbliche di riferimento, l’esposizione delle Edizioni Nazionali storiche e delle pubblicazioni celebrative per i 150 anni dell’Unità d’Italia, i 2.000 volumi della libreria dedicata alla migliore produzione editoriale del paese in lingua italiana e in traduzione russa e l’area business preposta agli scambi editoriali tra i due Paesi.

giovedì 1 settembre 2011

De Cecco acquista First pasta company

La multinazionale De Cecco è in attesa di una risposta da parte dell’antitrust russo in merito alla richiesta di autorizzazione all’acquisto della società First pasta company, secondo produttore nazionale nella Federazione Russa.

Intorno alla metà dello scorso giugno era stato raggiunto l’accordo preliminare relativo all’acquisizione di First pasta company da parte della De Cecco: a breve dovrebbe arrivare il via libera dell’Authority, che consentirà alle due società di chiudere l’operazione, un deal che vale 40 milioni di euro.
I ricavi della First pasta company di Andrei Kovalov si aggirano intorno agli 80 milioni, realizzati attraverso tre brand: Extra macaroni, Znatye e Saomi. De Cecco rileverà i tre stabilimenti produttivi della First, situati a Mosca, San Pietroburgo e Smolensk.
Lo scorso anno, la multinazionale abruzzese ha aumentato le proprie vendite del 39%; l’export della De Cecco è passato dai 96 milioni ai quasi 110 del 2010, segnando un +15% e, oltre alla Russia, sono cresciuti a due cifre anche altri mercati: gli Usa del 21%, l’Inghilterra del 27%, la Francia del 29% e il Belgio del 22%. In Italia le vendite sono cresciute di circa il 10%, sebbene il mercato abbia registrato un –3%. Il fatturato consolidato della società è aumentato del 13% e ammonta a 341 milioni.
La società italiana, al fine di valorizzare e sfruttare quanto più possibile i risultati raggiunti e le potenzialità del marchio e dei suoi prodotti, intende investire, nel biennio 2011/12, 25 milioni nel potenziamento delle linee produttive e, per quest’anno, mira a passare dal 7,5% a quota 10% sul mercato italiano.