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martedì 13 settembre 2011

Anche in Russia la birra diventa “alcolica”

Mosca ha stabilito che anche la birra deve essere considerata una bevanda alcolica alla stregua delle altre e ha emanato una legge che ne regolamenta il consumo.

Il settore della birra subirà un massiccio sconvolgimento: Dmitri Nedvedev ha di recente firmato una legge con la quale si stabilisce che la bevanda non può più essere considerata un mero e innoquo “prodotto alimentare” come avveniva in precedenza, ma va classificata come “alcolica” e, come tale, dovrà sottostare a precise limitazioni di orario, luogo ed età.
Dal 2000 al 2009 la produzione della bionda è raddoppiata e, secondo il capo dell’Unione dei Produttori di bevande alcoliche Dmitri Dobrov, il consumo della stessa è aumentato di 4 volte. I russi si sono abituati a bere la birra al posto di altre bibite rinfrescanti e, sebbene dal 2005 sia stato introdotto un divieto per la vendita della birra ai minori di 18 anni, il consumo ha continuato a crescere: nel 2008, prima della crisi, ogni cittadino russo ne consumava, mediamente, 80 litri all’anno, contro i 24 litri del 1970. Il consolidarsi di questa abitudine, che riguarda anche i giovani tra i 15 e i 18 anni, va attribuito anche al costo della bevanda: negli anni ’70 in Urss ebbe inizio la produzione di birra a basso costo su larga scala con l’appoggio del governo che intendeva così ridurre il consumo di vodka. Tuttavia, si è riscontrato che il consumo di quest’ultima non si è abbassato.
Dal 2013 entreranno in vigore i nuovi divieti: sarà vietata la vendita di birra per strada, i negozi non potranno venderla durante l’orario notturno (23.00 - 8.00), non si potrà bere birra nei luoghi pubblici e non potrà essere pubblicizzata in televisione o per strada.
La legge sfavorirà soprattutto i produttori, i proprietari di piccoli punti vendita e i consumatori delle piccole città che, a causa del mancato sviluppo del sistema di commercio, saranno privati della possibilità di acquistare birra. In compenso, ne gioveranno i piccoli birrifici artigianali che hanno iniziato a diffondersi negli ultimi anni e che, grazie ai nuovi divieti, vedranno diminuire la concorrenza, anche a livello pubblicitario, da parte dei grandi produttori, le multinazionali della birra (Carlsberg, InBev, Heineken, Efes e SABMiller) che, attualmente, hanno in mano il 90% del mercato.

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