Le spedizioni di vino italiano dirette a Mosca hanno subito una battuta d’arresto, causata dal sistema di dazi introdotto all'inizio del 2011 e dal giro di vite sulle licenze degli importatori locali.
Il mercato russo del vino sembrava avere tutte le carte in regola per divenire, nel giro di pochi anni, uno dei primi quattro clienti del vino italiano, dopo Stati Uniti, Germania e Regno Unito. Tuttavia, secondo i dati Istat, le spedizioni verso Mosca sono calate bruscamente: la crescita del 91% segnata a marzo 2011 è passata a quella del +25% di giugno. Come ha affermato il presidente di Federvini, Lamberto Vallarino Gancia, “le ragioni di questo stop sono da ricercare in due aspetti. Da un lato il nuovo, più pesante, sistema di dazi introdotto all'inizio dell'anno e, dall'altro, il giro di vite sulle licenze degli importatori locali, autorizzazioni senza le quali non è possibile operare”. Mentre a livello fiscale è stato subito avviato un dialogo con il Cremlino ed è stato possibile individuare delle soluzioni, rimangono gravi difficoltà circa le licenze: “le autorizzazioni o non vengono rinnovate del tutto o solo per periodi molto brevi. Si è cercato di ovviare con le scorte stock che già hanno superato i controlli doganali. Ma ormai anche questo serbatoio si è esaurito e siamo al blocco delle vendite”, ha dichiarato Gancia.
Le due misure erano state introdotte dal Governo russo per arginare il fenomeno delle sottofatturazioni che portava gli importatori locali ad acquistare vini con un valore dichiarato di pochi euro ma che, superata la dogana, veniva gonfiato anche di dieci volte sui prezzi di listino. Per questa ragione è stato introdotto il principio del “customs profile”, un prezzo minimo - differente a seconda della categoria - al di sotto del quale non è possibile introdurre vino in Russia.
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