Mosca e Kiev sono nuovamente alle prese con il contenzioso relativo alle forniture di gas: si ripropone il rischio dell’interruzione del transito in Ucraina del metano destinato ai paesi Ue.
L’importazione dei circa 8 miliardi di metri cubi di metano che, passando attraverso il gasdotto Greenstream, soddisfano annualmente l’8% del fabbisogno italiano, è strettamente connessa alla crisi libica. Se tutto procede per il meglio, il gasdotto potrebbe essere riattivato intorno alla metà di ottobre; tecnicamente vanno verificati lo stato dei pozzi partecipati dall’Eni in Libia e, soprattutto, le condizioni delle infrastrutture di immissione del metano nel sito costiero di Mellitah. Un possibile intoppo è rappresentato dal gas importato dal fronte algerino, attraverso il gasdotto Transmed che, prima di sfociare nel Belpaese, attraversa il delicato territorio tunisino: lo scorso luglio si sono verificati un paio di sabotaggi e ulteriori complicazioni potrebbero presentarsi in seguito alle elezioni per la nuova assemblea costituente previste per il prossimo 23 ottobre.
Relativamente al fronte ucraino si ripresenta la solita questione: Kiev vuole rinegoziare al ribasso il prezzo delle forniture di gas russo e intende tagliare di circa un terzo gli ordinativi invernali, mentre Mosca chiede di onorare per intero il pagamento delle quantità pre-concordate.
Paolo Scaroni, l’amministratore delegato di Eni, ha dichiarato: “Potremmo anche fare a meno di Greenstream per tutto il prossimo inverno, ma saremo pericolosamente al limite”.
Nessun commento:
Posta un commento