Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative alla Federazione Russa.

giovedì 29 dicembre 2011

Poco diffusi i pagamenti virtuali in Russia

Solamente il 24% dei russi richiede prestiti e solo il 18% detiene un conto in banca, a differenza della maggior parte degli europei, che utilizza una media di 2-4 prodotti finanziari.

Anche se a partire dal 2000 si è registrato un boom di richieste di attivazione, nella Federazione russa i pagamenti virtuali tramite credit card sono ancora poco diffusi. Secondo la Banca Mondiale, la Russia possiede solo un quarto del numero medio mondiale di sportelli bancari e, secondo quanto emerso da una ricerca del Fondo Monetario Internazionale, nella Federazione il debito individuale verso gli enti creditizi ammonta a solo il 9% del Pil, mentre negli Stati Uniti, il rapporto tra debito personale e Pil è dell’85%. Inoltre, l’Agenzia Nazionale per gli Studi Finanziari, stima che sebbene il 74% dei russi faccia uso di carte bancarie, il 92% di queste ultime sono carte salariali: quelle che le banche emettono su richiesta delle aziende per permettere ai dipendenti di accedere alla propria remunerazione. L’Agenzia sottolinea che, al 1° settembre di quest’anno, il debito individuale sulle carte di credito aveva raggiunto quota 350,2 miliardi di rubli (11,3 milioni di dollari) e che, in un paese di 140 milioni di persone, circolavano soltanto undici milioni di carte di credito.
Il mercato dei prestiti e delle carte di credito aveva raggiunto l’apice nel 2008 e ha poi subito una battuta d’arresto a causa della crisi economica. In seguito a una serie di regolamenti bancari, entrati in vigore nel 2008, le banche hanno iniziato ad applicare una prudenza maggiore nella selezione dei mutuatari: ora chiedono a società di recente formazione, di monitorare la storia del credito personale e di valutare la solvibilità dei mutuatari.
Nonostante i timori causati dalla crisi del debito della zona euro, l’impressionante crescita del credito al consumo non sembra a rischio, in quanto, a differenza di quanto è avvenuto nel 2008, le banche russe hanno promesso di non ridurre i prestiti, sebbene il loro costo potrebbe incrementare.

mercoledì 28 dicembre 2011

Gruppo Italiano Vini punta su Cina e Russia

Il GIV si prepara per affermare i marchi italiani all’estero, dove le opportunità sono numerose; in particolare, punta ora su Cina e Russia.

Il Gruppo Italiano Vini punta sempre più sui nuovi mercati, dato che la produzione mondiale per la prima volta risulta inferiore ai consumi e l’Italia contribuisce solo ad un terzo del fatturato. Le opportunità sono, quindi, molteplici e l’affermazione all’estero risulta una delle possibilità per contrastare la crisi in patria. Dopo USA, Germania, Canada, Gran Bretagna, Paesi Scandinavi e Benelux, il Giv sta organizzando l’ingresso in Cina e Russia, i due Paesi al momento più appetibili.
Nella Repubblica Popolare il Gruppo ha aperto una società a Shanghai per poter seguire in modo diretto lo sviluppo dei vini, in particolare quelli di alta qualità. La necessità di avere un contatto diretto con i distributori e con la realtà dei consumi è dettata dalle difficoltà distributive che tutt’oggi permangono nel Dragone e che ostacolano le opportunità del settore. Attualmente in Cina dominano i vini francesi, ma le potenzialità dei marchi italiani sono notevoli, motivo per cui l’organizzazione commerciale è fondamentale.
Per quanto riguarda la Russia, invece, non è ancora prevista una società di distribuzione, perché il processo di penetrazione è ancora in fase di studio. Nonostante le problematiche che riguardano il mercato russo, però, si è registrata una buona crescita del settore grazie a molti bravi importatori locali.
Grazie all’ingresso nei nuovi mercati, si è potuto aumentare il fatturato Giv capogruppo di 15 milioni di euro rispetto al 2010, con una crescita del 6%. Il 2011 è stato un anno positivo, segnato anche dal lancio sul mercato internazionale del marchio Cavicchioli e del rilancio di Bolla negli Usa. Per il 2012, si prevedono difficoltà legate all’aumento del costo delle uve, elemento che obbligherà gli operatori a ricaricare i prezzi delle bottiglie del 15-20% anche all’estero.

martedì 27 dicembre 2011

Turismo, una campagna da 60 milioni USD

Il Cremlino intende incrementare il settore del turismo e, affinché quest’ultimo arrivi a costituire il 7% del Pil entro il 2018, crea una campagna pubblicitaria da 60 milioni di dollari.

Secondo l'Agenzia Federale per il Turismo russa attualmente solo il 10% degli stranieri entra nel Paese per un viaggio di piacere. All'origine di tale dato vi sarebbe la crisi economica che ha colpito i Paesi europei da cui proviene la maggior parte dei turisti diretti in Russia: Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia.
Al fine di sviluppare il settore del turismo e promuovere l’immagine del Paese, la Federazione russa intende investire fino a 60 milioni di dollari in una campagna pubblicitaria, indirizzata sia a turisti stranieri che russi, della durata di sei anni: l'investimento infatti rientra nell’ambito del programma governativo per lo sviluppo del turismo proiettato verso il 2018, approvato nel luglio scorso e che prevede, complessivamente, una spesa di 10,2 miliardi di dollari, di cui 3 miliardi provenienti dalle casse federali. In particolare, come ha dichiarato Aleksandr Radkov, direttore dell'Agenzia, i 60 milioni di dollari destinati alla pubblicità verranno investiti in “tematiche e programmi sulla Russia diffusi sui canali federali, promozione sui social network, mostre, organizzazione di incontri e presentazioni sulla Russia all'estero, campagne promozionali e organizzazione di press tour”.
Lo sviluppo del turismo in Russia sarà focalizzato, in particolare, su alcune aree: l'Anello d'oro nel Distretto Federale Centrale, l'Anello d'argento nel Distretto Federale Nordoccidentale, le città del Volga nel Distretto Federale del Volga, nel Caucaso Settentrionale e nel Distretto Federale Meridionale, i territori di Krasnodar, Stavropol' e Rostov e la Cabardino-Balcaria.

venerdì 23 dicembre 2011

Il business della carne di tacchino

Dal 2006 al 2010 in Russia è quadruplicata la produzione di carne di tacchino.

Il settore agroindustriale russo ha registrato un forte aumento nel comparto dell’allevamento dei tacchini: la produzione di carne di tacchino, dal 2006 al 2010, è quadruplicata e le importazioni sono interrotte. Secondo le stime delle aziende agricole russe e internazionali, il settore continuerà a svilupparsi nel medio termine e i relativi guadagni, quest’anno, aumenteranno ulteriormente.
Il business dell’allevamento dei pennuti da cortile è concentrato relativamente in pochi Paesi del mondo ed è piuttosto giovane: in epoca sovietica non vi era la tradizione di allevare e utilizzare la carne del volatile che era presente solo in cortili privati; tuttavia, questo specifico sottosettore ora sta attraversando una fase di boom e si prevede che possa superare persino la produzione di carne di pollo.
Vadim Vaneev, presidente del gruppo societario Evrodon, leader indiscusso del settore, afferma che l’unica questione da risolvere relativamente all’industria della carne di tacchino, riguarda lo sterco ricco di fosforo di questi volatili: sebbene questa caratteristica potrebbe garantire un aumento della produttività, al momento gli imprenditori lo considerano ancora alla stregua di un rifiuto. Secondo Vaneev sarebbe invece opportuno scegliere una tecnologia di lavorazione in modo da poter guadagnare anche su questo “sottoprodotto”.

giovedì 22 dicembre 2011

Titoli di studio esteri equipollenti a quelli nazionali

In Russia è stata varata una legge che permette di riconoscere senza procedure supplementari le lauree e i titoli di studio che i cittadini della Federazione hanno conseguito negli atenei stranieri.

Il Presidente Dmitri Medvedev ha firmato una legge che permette di riconoscere senza procedure supplementari le lauree e i titoli di studio che i cittadini della Federazione conseguono nelle maggiori strutture universitarie straniere. Secondo gli autori del documento, la nuova norma è finalizzata a elevare la competitività della scienza e dell’istruzione pubblica nazionale, attraverso lo snellimento delle procedure che gravano sugli specialisti e sugli scienziati stranieri, rendendo loro faticoso trovare lavoro o continuare gli studi in Russia. Come spiega Andrei Korovkin, esperto nel campo della previsione delle risorse lavorative: “La legge consente al sistema di istruzione pubblica russo di integrarsi nel processo mondiale […]. Se nel mondo i nostri titoli di studio sono riconosciuti in misura insufficiente a livello di massa, sarebbe ragionevole che un primo passo per correggere la situazione in questo campo fosse quello di far sì che gli specialisti che si siano laureati all’estero siano da noi nel campo del diritto”.
La nuova legge ha molta rilevanza per i cittadini russi che, pur non avendo titolo di studio russo, desiderano trovare un lavoro presso gli organi statali, in quanto per corrispondere formalmente ai requisiti relativi alla carica ricoperta, è necessario affrontare la lunga procedura di verifica del diploma di laurea, che grazie alla legge in questione verrà semplificata.
Il provvedimento non rappresenta una minaccia per i russi in possesso di lauree nazionali. Inoltre, sebbene si tratti di un passo avanti verso la liberalizzazione del mercato del lavoro, secondo gli esperti, quest’ultimo non dovrebbe subire cambiamenti profondi.

mercoledì 21 dicembre 2011

Ingresso nella Wto: vantaggi per il Regno Unito

Grazie all’abbassamento delle tariffe doganali, consentito dall'ingresso nella Wto, la Russia ora offre grandi opportunità d’investimento, soprattutto al settore terziario inglese.

La Russia è stata a lungo considerata un Paese a rischio dagli investitori, anche a causa della diffusa percezione che la politica locale interferisce con le leggi che regolano gli investimenti. Ora il Paese diviene più sicuro: l’ingresso nella Wto lo costringe ad adottare un sistema indipendente di norme, regolamenti e meccanismi per la soluzione di dispute commerciali, tali da non essere facilmente raggirati dalle compagnie e dal governo russi. Inoltre, le compagnie straniere vedono con grande favore il fatto che d’ora in avanti le dispute commerciali saranno aggiudicate da una terza parte, anziché dai tribunali russi.
I tassi delle tariffe doganali imposte sulle merci importate, che negli ultimi venti anni hanno subito un calo progressivo, ora, grazie all’accelerazione del processo di liberalizzazione, registreranno un’ulteriore diminuzione; la riduzione o l’abolizione delle tariffe doganali riguarderà oltre settecento categorie di prodotti. Questo spingerà le compagnie russe verso una maggiore competizione e verso la riduzione dei prezzi per i consumatori.
Si prevede che la liberalizzazione del mercato russo porterà benefici soprattutto alle industrie dei servizi del Regno Unito: gli investitori britannici sono attratti dalla la possibilità di accedere al mercato russo dei servizi, un comparto che nella Federazione risulta carente e poco sviluppato e che dovrà crescere proprio al fine di soddisfare le regole imposte dalla Wto. Il mercato russo si aprirà infatti a una vasta gamma di servizi in campo legale, assicurativo e delle telecomunicazioni, tutti settori in cui la City di Londra presenta “una marcia in più”. Questo nuovo mercato potrebbe, almeno in parte, compensare con la sempre più debole domanda da parte della Ue, che minaccia la ripresa del Regno Unito.

martedì 20 dicembre 2011

Russia, i partner commerciali del Nord-Ovest

Nella Regione del Nord-ovest della Russia, nel primo semestre di quest’anno, l’interscambio commerciale con l’estero è aumentato del 18%.

I dati relativi all’interscambio commerciale della Federazione Russa registrati nel primo semestre del 2011, indicano che, a partire dal mese di febbraio, si è verificata una ripresa delle attività economiche della Regione del Nord-Ovest: nel periodo di riferimento, infatti, il valore totale dell’interscambio commerciale registrato dalle dogane è stato pari a 43,30 miliardi di dollari USA (il 18% in più rispetto allo stesso periodo del 2010).
Il totale delle esportazioni, secondo i dati forniti dalla Direzione Doganale di San Pietroburgo, è stato pari a 19,60 miliardi di dollari USA, mentre le importazioni hanno generato un business da 23,70 miliardi di dollari USA: le prime, rispetto al primo semestre 2010, sono diminuite del 4%, mentre le seconde sono aumentate del 45%.
Tra le regioni del Distretto Nord-Ovest la provincia di Leningrado, con il 34,4% del totale, detiene il primato nelle esportazioni, seguita da San Pietroburgo, con il 18,7% del totale. Quest’ultima occupa invece il primo posto relativamente alle importazioni (61,5% del totale), seguita dalla Regione di Kaliningrad (19,6% del totale).
Nonostante la quota delle importazioni cinesi sul totale delle importazioni sia diminuita, passando dal 19.2% del I semestre 2010 a 17% del I semestre di quest’anno, la Cina, con 4 miliardi di dollari USA di importazioni, è il principale partner commerciale della Regione del Nord-ovest della Federazione Russa. Dal Dragone la Russia importa soprattutto prodotti dell’industria metalmeccanica, prodotti in plastica, abbigliamento e calzature, giocattoli. Vi è poi la Germania con una quota del 12% del valore complessivo delle importazioni (2,8 miliardi di dollari USA). Dalla Germania vengono importati prevalentemente prodotti dell’industria metalmeccanica, mezzi di trasporto terrestre, materie plastiche, prodotti in metalli ferrosi, derivati di carne. Il terzo posto è occupato dalla Repubblica di Corea, la cui quota è pari a 6,6% (1.5 miliardi di dollari USA). L’Italia, tra i partner commerciali della Russia, occupa invece il settimo posto.

lunedì 19 dicembre 2011

Le previsioni di O’Neill sull’economia russa

Grazie alla diversificazione economica e allo sviluppo delle esportazioni, il Pil russo potrebbe superare quello di Francia, Gran Bretagna e Germania entro il 2030.

Nel libro The Growth Map: Economic Opportunity in the Brics and Beyond, opera pubblicata in onore del decimo anniversario dei BRIC, Jim O’Neill - l’ex capo economista della banca d’investimenti americana Goldman Sachs, noto proprio per aver coniato dieci anni fa l’acronimo BRIC, per indicare le economie emergenti di Brasile, Russia, India e Cina - passa in rassegna le previsioni relative alla congiuntura di questi quattro Paesi, e si dichiara particolarmente ottimista circa le sorti future dell’economia russa. O’Neill, sostiene infatti che la Federazione crescerà a ritmi record nel giro dei prossimi 20 anni: il Pil russo, grazie alla diversificazione dell’economia e alla crescita delle esportazioni, supererà quello di Francia, Gran Bretagna e Germania entro il 2030; inoltre, O’Neill stima che il Paese, entro il 2050, raggiungerà i 7 trilioni di dollari (cifra quattro volte superiore a quella attuale) solo mantenendo gli attuali tassi di crescita, e che, se riuscirà a evitare le crisi e attrarre gli investitori stranieri, il PIL nazionale potrà raggiungere addirittura i 10 trilioni di dollari.
Alcuni esperti giudicano eccessivamente rosee le previsioni di O’Neill e sostengono che, sebbene la Russia - considerando la sua popolazione e le sue ingenti risorse - disponga effettivamente del potenziale per diventare l’economia più ricca d’Europa, non è scontato che riuscirà a sfruttarlo al meglio. Secondo l’analista di Investkafe, Anton Safonov, per realizzare il suo enorme potenziale, la Russia deve impegnarsi a fondo e, nello specifico: ridurre la dipendenza dalle esportazioni di materie prime, migliorare l’efficacia dei consumi e fondare imprese in grado di produrre beni a elevato valore aggiunto.
Per molti esperti è molto probabile che si concretizzi invece il processo di integrazione dell’economia russa ed europea. A tal riguardo il direttore generale della società di gestione Solid Management, Jurij Novikov, afferma: “Garantire una maggiore apertura e integrazione sui mercati globali nell’ottica di una possibile unione, sia con le nostre ex-repubbliche o con la futura Europa, non è solo auspicabile bensì necessario per la sopravvivenza della nazione. L’autoisolamento non risolve nessuno dei problemi che attualmente ostacolano lo sviluppo del Paese. Al contrario, l’isolamento ha solo effetti negativi”.

venerdì 16 dicembre 2011

Si rafforzano gli scambi commerciali Italia-Russia

L’Italia è il quarto partner commerciale della Russia. Tra le aziende italiane che, sempre più numerose, decidono di investire nella Federazione, ci sono anche Pirelli, Saipem e Piaggio Aero.

Il Belpaese, dopo Olanda, Cina e Germania, è il quarto partner commerciale della Russia. La crisi internazionale sembra non intaccare lo sviluppo delle relazioni commerciali tra Italia e Russia: nei primi sei mesi di quest’anno l’interscambio tra i due Paesi è cresciuto del 29,5% rispetto al 2010 e, secondo i dati Istat, lo scorso anno il valore degli scambi ha toccato i 21 miliardi di euro, il 13% in più rispetto al 2009. Gli scambi commerciali saranno ulteriormente rafforzati dall’ingresso della Federazione nel Wto e grazie l’accordo tra Russia, Kazahstan e Bielorussia di agire in regime di Spazio Economico Comune a partire dal 1° gennaio 2012.
Sono molte le aziende della Penisola che decidono di investire in nuovi progetti di espansione nella Federazione. Gli investimenti italiani in Russia si riscontrano sia nell’industria che nella finanza. Pirelli ha finalizzato un accordo per una joint-venture con la Rostechnologii, vincolato all’acquisto delle fabbriche di Kirovsk e Voronezh dalla Sibur Russkie Shiny, con l’obiettivo di produrre 8 milioni di gomme nel 2012; Piaggio Aero informa di avere firmato due contratti per la vendita di sei aerei P.180 Avanti II Flight Inspections per le radiomisure e le calibrazioni alla Jsc Flight Inspections and Systems; la Saipem sarebbe vicina a un’alleanza con il colosso russo della cantieristica navale Osk con l’obiettivo di creare una joint-venture per la progettazione di piattaforme navali per l’estrazione offshore di gas e petrolio, i principali prodotti di import italiano dalla Russia.

giovedì 15 dicembre 2011

La F.lli Gancia cede il 70% alla Russian Standard

La F.lli Gancia, l’azienda che da decenni produce il Pinot di Pinot, è passata alla Russian Standard, una delle più importanti imprese russe del settore beverage.

Oggi la F.lli Gancia, produttrice del Pinot di Pinot, uno dei più famosi spumanti italiani, è stata acquisita per il 70% da una delle più importanti imprese russe del settore beverage, la Russian Standard dell’oligarga Roustam Tariko, una conglomerata presente, oltre che nel settore della produzione della vodka, anche in quello bancario e assicurativo.
La società piemontese con sede a Canelli (Asti) produce circa 25 milioni di bottiglie all’anno lavorando l’uva di 2000 ettari di terra, negli ultimi anni aveva avuto problemi di bilancio piuttosto gravi: nel 2010 il fatturato dell’azienda era sceso a 60,5 milioni di euro circa, segnando un calo del 14,5%, corrispondente a una perdita netta di 6,4 milioni (7,8 milioni di perdita anche nel 2009). Evidentemente il protrarsi di questa situazione di difficoltà ha convinto la famiglia, proprietaria delle cantine dal 1850, a farsi da parte. Relativamente all’acquisizione, Roustam Tariko ha dichiarato: “il nostro è un investimento strategico di lungo periodo che ci garantirà l’opportunità unica di diventare una delle società dominanti nel settore beverage a livello mondiale. Abbiamo le dimensioni, le infrastrutture, l’esperienza e le risorse finanziarie tali da trasformare Gancia nel marchio leader sia in Russia che a livello globale”.

martedì 13 dicembre 2011

Previsioni sulla borsa moscovita per il 2012

Le previsioni sulla piazza moscovita per il 2012 non sono particolarmente positive ma, a differenza di quanto avviene in buona parte del Sud Europa, i fondamentali dell’economia russa rimangono saldi.

La Borsa di Mosca (Micex) potrebbe offrire buone opportunità per il 2012: anche se sarà condizionata dall’andamento del petrolio e i rialzi probabilmente non saranno molto elevati, grazie al continuo incremento dei consumi privati e al calo della disoccupazione, la crescita degli utili aziendali appare destinata a continuare, almeno per quanto riguarda le imprese di maggiori dimensioni.
Secondo gli analisti gli indicatori relativi alla piazza moscovita consentirebbero una buona ripresa nel corso del prossimo anno, quest’ultima sarà tuttavia ostacolata dalla crisi internazionale, che potrebbe portare a un calo di medio periodo per i prezzi del petrolio, di cui la Federazione è una grande esportatrice; incisivo sarà anche l’andamento del rublo, che nel corso dell’estate 2011 si è fortemente indebolito. Per queste ragioni, anziché concentrarsi sulle stime generali di mercato, gli analisti focalizzano la loro attenzione sulle potenzialità dei singoli titoli. I titoli che presentano le caratteristiche idonee per portare avanti una crescita sostenibile sono quelli che fanno capo alle aziende di grandi dimensioni e che possono continuare a crescere anche se si dovesse verificare una situazione di contrazione generalizzata della liquidità a livello internazionale, in quanto avvantaggiate dalla presenza di importanti flussi di cassa, da una politica di distribuzione degli utili molto attenta e che occupano posizioni di mercato tali da renderle in grado di orientarne i prezzi. Le cinque società in questione sono: Sberbank (il principale istituto di credito russo), Novatek (primo produttore indipendente di gas), Uralkali (la principale produttrice di potassio, controllata dal magnate Suleiman Kerimov), Magnit (gestore di una catena di negozi alimentari) ed Eurasia Drilling (leader nazionale nei servizi di perforazione).

lunedì 12 dicembre 2011

Dati OCSE: la Russia deve “modernizzarsi”

Secondo quanto emerso dagli ultimi dati resi noti dall’Osce, per crescere la Russia deve modernizzare il proprio sistema economico e migliorarsi a livello di inclusione sociale.

Come ha ricordato Angel Gurria, segretario generale dell’Ocse, in occasione della diffusione dell’Economic Survey sulla Russia, il Paese deve modernizzare il proprio sistema economico e migliorarsi a livello di inclusione sociale per poter crescere. La Federazione “non sta ancora sfruttando appieno le opportunità di crescita offerte dalla sua ricca dotazione di risorse naturali e dalle alte capacità della sua popolazione […] la modernizzazione ridurrà la dipendenza del bilancio pubblico dai proventi del petrolio e stimolerà la diversificazione dell’economia”.
Sempre secondo quanto emerso dagli ultimi dati resi noti dall'organizzazione con sede a Parigi, il Pil della Federazione Russa, cresciuto del 4% nel 2010, raggiungerà il 4,1% nel 2012 e nel 2013, mentre il debito pubblico rimarrà stabile al 9,5% del Pil; relativamente all'inflazione, i prezzi al consumo cresceranno dell'8,4% quest'anno, per poi scendere al +6,5 e +5,7% nel 2012 e 2013.
La performance russa risulta particolarmente positiva nei settori gestione del debito (tra i più bassi al mondo con il 9,5% del Pil), educazione, occupazione. Uno dei punti di debolezza della Federazione è invece quello relativo alla gestione dell’ambiente business. Quello russo risulta infatti essere uno dei mercati più “ingessati” a livello mondiale, con più regole di quello indiano e secondo solo a quello cinese; per questo l’Ocse invita a: limitare la burocrazia, favorire le privatizzazioni, ammorbidire la legislazione in vigore per il commercio e gli investimenti dall’estero.
L’organizzazione con sede a Parigi chiede poi a Mosca di aumentare l’efficienza del settore energetico, di lottare contro la povertà e ridurre le disuguaglianze, quindi di supportare le persone che cercano un impiego sviluppando politiche di reinserimento lavorativo, di applicare gli standard sul salario minimo, di rafforzare la rappresentanza dei lavoratori e, di conseguenza, il loro potere contrattuale. Infine, il Cremlino dovrebbe rendere sostenibile il sistema previdenziale riducendo le possibilità di accesso alle pensioni anticipate.

mercoledì 7 dicembre 2011

ITALIA@CASA 2011: incontri B2B con buyer russi

Metropoli ha organizzato ITALIA@CASA 2011, 4 giornate a Napoli e Firenze per promuovere i prodotti di arredamento made in Italy e favorire partnership tra aziende italiane e buyer russi.

Metropoli, azienda speciale della Camera di Commercio di Firenze e membro di Enterprise Europe Network, ha organizzato un evento, dedicato ai buyer russi, per la promozione dell’arredamento e degli accessori per la casa italiani, al fine di favorirne l’acquisto e la distribuzione sul mercato della Federazione. Molte delle aziende russe coinvolte hanno già rapporti commerciali con le imprese italiane del settore e hanno partecipato per consolidare il proprio business.
Gli incontri di ITALIA@CASA 2011 si sono svolti il 28 e il 29 novembre 2011 a Napoli - dove hanno partecipato 19 aziende provenienti da Campania, Basilicata, Puglia e Sicilia - e il 1° e il 2 dicembre a Firenze, dove erano presenti ben 58 aziende dalle regioni del Centro-Nord (Toscana, Lazio, Umbria, Veneto, Friuli e Sardegna).
All’iniziativa hanno aderito 11 buyer russi, selezionati da Metropoli con il supporto del loro desk di Mosca, “privilegiando quelli piccoli interessati a ordinare non grandi quantitativi, prodotti di alta qualità anche artigianali perché il tessuto imprenditoriale italiano è composto principalmente da piccole imprese”. In particolare, per il settore architettura e design hanno partecipato English Style, Interior Solution Center, Mebius, Studio Deco Interiors; mentre, relativamente ai potenziali partner commerciali, erano presenti negozi o catene di vendita al dettaglio, come Chiaro Style, A Style, Business Textile, Facilicom, Verona Design Quarley Trading, Raritet e Vic Art.
L’incoming ha registrato ben 536 incontri business to business, 108 a Napoli e 428 a Firenze; come hanno spiegato i responsabili di Metropoli: “Ogni azienda italiana partecipante ha avuto a disposizione un tavolo, ha potuto portare i propri cataloghi accompagnati da una piccola campionatura per mostrare i prodotti e ogni buyer ha avuto a disposizione un interprete”.

martedì 6 dicembre 2011

L’esito elettorale: Russia Unita sotto il 50%

I risultati delle elezioni di domenica mostrano che i russi avvertono l’esigenza di cambiamento: vacilla Russia Unita, il partito di Putin, che comanda la Federazione da 13 anni consecutivi.

Russia Unita, il partito del premier Putin, leader da ormai da 13 anni consecutivi nella Federazione, non si è aggiudicato nemmeno il 50% dei voti alle elezioni parlamentari di domenica scorsa. Putin, candidato alle elezioni presidenziali del 4 marzo 2012, minimizza e fa notare che comunque il suo partito ha mantenuto la maggioranza dei seggi. Tuttavia, è innegabile la differenza tra il 49,5% ottenuto domenica e l’eclatante 64,7% registrato nel 2007; evidentemente la fiducia dei cittadini russi nel premier e nel suo staff sta venendo meno: il presidente Medvedev, con la sua politica più attenta alla democrazia e ai diritti umani, ha fatto intravedere la possibilità di un cambiamento in senso democratico ai russi e in molti hanno, probabilmente, vissuto l’annuncio della candidatura per il ritorno Cremlino di Putin come una minaccia alle riforme avviate dall’attuale presidente.
Con quasi il 20% della Duma, come non avveniva dai primi anni Novanta, entreranno in Parlamento i comunisti - guidati da Gennadij Zhjuganov, un reduce dell'Urss - che, in risposta ai privilegi della ristretta classe dominante, si propongono come garanti delle classi sociali più basse. Crescono anche i populisti di Russia Giusta e quelli del liberaldemocrato Zhirnovskij. Rimangono invece esclusi i democratici, perfino Gorbaciov: sembra che non siano stati ammessi a causa dei complessi e sospetti cavilli elaborati dalla suprema corte elettorale. A tal riguardo, da osservatori esterni e anche dagli Usa arrivano segnali di allarme: Hillary Clinton si è dichiarata preoccupata circa le modalità in cui si sono svolte le elezioni e ritiene che i russi meritino “un'inchiesta approfondita” sui possibili brogli elettorali atti a salvare la maggioranza. In particolare ha parlato dei cyberattacchi contro il sito web degli osservatori russi indipendenti di Golos. Per le stesse ragioni molti membri dei movimenti di protesta sono scesi in piazza: domenica sono state arrestate centinaia di persone a Mosca e quasi mille in tutto il paese.

lunedì 5 dicembre 2011

L’estrazione delle risorse naturali in Antartide

La trivellazione della calotta di ghiaccio che ricopre il lago di Vostok è in fase di completamento, secondo gli esperti la superficie dell’acqua sarà raggiunta entro la fine dell’anno.

Una rappresentanza russa, durante l’incontro sul Trattato Antartico, svoltosi l’estate scorsa a Buenos Aires, aveva mostrato il piano attività di ricerca scientifica relativo alla trivellazione della calotta di ghiaccio che si trova sopra al lago di Vostok. Viktor Bojarskij, direttore del Museo dell’Artico e dell’Antartico di San Pietroburgo, ha dichiarato: “Si tratta di un progetto d’avanguardia della scienza nazionale. Avremmo finalmente la possibilità di prelevare dei campioni di acqua e capire com’era la vita sul nostro pianeta 500.000 anni fa”.
I primi interventi di perforazione dello strato di ghiaccio (spesso fino a 3.600 metri) del lago Vostok, che si estende per circa 15.690 kmq, iniziarono negli anni ’90, quando un gruppo di scienziati russi lo scoprì; secondo questi ultimi, i lavori verranno terminati nel corso di questo mese.
L’Antartide raccoglie circa l’80% della riserva di acqua dolce del mondo e, sebbene gli esperti non abbiano presentato prove concrete della loro effettiva esistenza, potrebbe comprendere anche giacimenti di risorse minerarie e combustibili fossili. Al sesto continente, 52 anni fa, era stato attribuito lo status di patrimonio dell’umanità e di riserva naturale dedicata alla pace e alla scienza, da allora tutti i Paesi vi hanno concentrato gran parte delle loro ricerche. Tuttavia, per ragioni di natura tecnica e a causa della moratoria imposta dal Protocollo di Madrid, siglato dai Paesi membri del Trattato Antartico - che proibisce qualsiasi pratica legata alle risorse minerarie per fini economici e commerciali della Penisola Antartica - non risulta ancora possibile attingere a questa enorme ricchezza se non ai fini della ricerca scientifica, in quanto, sebbene consenta di studiare i processi biologici e climatici e di raccogliere informazioni relative allo stato della vita sulla Terra migliaia di anni fa, è ancora incerto in quale misura l’intervento umano nell’Antartide sia consentito e quali ne siano le conseguenze: l’estrazione di risorse nell’Oceano Meridionale rappresenta anche una seria minaccia per l’unicità del suo ecosistema.
Sergej Jakunceni, presidente del consiglio pubblico dell’Agenzia Federale per l’Uso del Sottosuolo, ritiene che prima del 2048, data di scadenza della moratoria, si potrebbe compiere un passo da gigante in campo tecnologico e il Protocollo di Madrid potrebbe essere rivisto: “Non appena lo sviluppo di nuove tecnologie ci permetterà di sfruttare i nuovi territori senza arrecare danni all’ambiente, allora anche le convenzioni inizieranno, in poco tempo, ad adattarsi alla nuova realtà”.

venerdì 2 dicembre 2011

La Russia alla vigilia delle elezioni parlamentari

Domenica 4 dicembre in Russia si terranno le elezioni parlamentari, che precedono le presidenziali di marzo 2012: la popolazione appare sfiduciata e scarsamente interessata alla partecipazione.

L’atteggiamento che caratterizza la maggior parte dei cittadini russi alla vigilia delle elezioni parlamentari di domenica non è dei più positivi: vari sondaggi mettono in evidenza che la popolazione della Federazione sembra dominata da un senso di sfiducia e scetticismo. A tal riguardo, l’autorevole politologo Boris Dubin, all’interno del suo saggio Il malessere come norma della vita sociale, parla di una “società frammentata”, in cui la maggior parte della popolazione (75-80%) si limita all’interazione con la cerchia più ristretta dei parenti e sembra caratterizzarsi per un sentimento generale di diffidenza nei confronti della politica: si fa strada l’idea che il potere e la politica siano corrotti e che chi ne fa parte agisca soltanto in base a interessi personali.
I sociologi rilevano inoltre che, se da un lato alcuni sembrano rassegnati e disposti ad adattarsi a condizioni sempre peggiori, dall’altro si va diffondendo l’orientamento, che riguarda in primo luogo giovani studenti o neolaureati, a lasciare il Paese: secondo un recente sondaggio, il 28% dei giovani sotto i 35 anni vorrebbe lasciare definitivamente la Russia.
Secondo i sondaggi del Centro Levada, ad esempio, circa due terzi dei russi ritengono che il paese non stia occupando il posto “che merita” a livello internazionale ed è diffusa la sensazione di una minaccia incombente proveniente dall’esterno, come quella rappresentata dal terrorismo islamico, dalle popolazioni del Caucaso, dalla Cina o dagli USA.

giovedì 1 dicembre 2011

Un misuratore controlla le emissioni di Co2

Il Wwf Russia ha creato un calcolatore “verde”: uno strumento in grado di quantificare le emissioni di CO2 generate dall’attività delle imprese della Federazione e di valutare i vantaggi apportati dall’impiego di tecnologie per il risparmio energetico.

Il Wwf Russia ha creato uno strumento in grado di misurare le emissioni di CO2 generate dall’attività delle imprese russe. In soldoni, il calcolatore “verde” riporta la struttura produttiva di energia elettrica o termica di una determinata regione e l’impresa inserisce nel dispositivo gli indicatori relativi al consumo di elettricità, calore, acqua calda e fredda, carta e indica l’eventuale adozione di misure volte al risparmio di tali risorse.
Julija Polonskaja, responsabile dei programmi di politica ambientale del settore finanziario del Wwf., spiega che “analizzando e riducendo il consumo di energia, un’impresa può risparmiare e contenere l’impatto sull’ambiente circostante”. Le aziende si sono mostrate molto interessate e disponibili nel confronto di tale progetto che, oltre a tutelare l’ambiente, offre loro la possibilità di valutare i consumi energetici e di poterli ridurre. A tal riguardo, Ksenija Leschinskaja - responsabile del settore servizi nell’ambito dello sviluppo sostenibile del gruppo Ernst & Young, società che applica da sempre all’interno dei suoi uffici una politica di contenimento degli impatti negativi sull’ambiente - ha affermato: “Il calcolatore dell’impronta di carbonio può essere utile a qualsiasi impresa russa. […] Le imprese russe investono in efficienza energetica, in quanto ciò consente di ottenere grandi volumi di produzione, con il medesimo consumo di risorse energetiche”.
Sebbene le aziende russe mostrino un maggiore coinvolgimento nei confronti delle tematiche green si riscontra un ritardo rispetto alle imprese occidentali, dovuto soprattutto alla carenza degli incentivi statali e delle agevolazioni da parte delle banche, che non facilitano gli investimenti in progetti con tecnologie di efficienza energetica come avviene invece in Norvegia e in altri paesi del Nord Europa.