La trivellazione della calotta di ghiaccio che ricopre il lago di Vostok è in fase di completamento, secondo gli esperti la superficie dell’acqua sarà raggiunta entro la fine dell’anno.
Una rappresentanza russa, durante l’incontro sul Trattato Antartico, svoltosi l’estate scorsa a Buenos Aires, aveva mostrato il piano attività di ricerca scientifica relativo alla trivellazione della calotta di ghiaccio che si trova sopra al lago di Vostok. Viktor Bojarskij, direttore del Museo dell’Artico e dell’Antartico di San Pietroburgo, ha dichiarato: “Si tratta di un progetto d’avanguardia della scienza nazionale. Avremmo finalmente la possibilità di prelevare dei campioni di acqua e capire com’era la vita sul nostro pianeta 500.000 anni fa”.
I primi interventi di perforazione dello strato di ghiaccio (spesso fino a 3.600 metri) del lago Vostok, che si estende per circa 15.690 kmq, iniziarono negli anni ’90, quando un gruppo di scienziati russi lo scoprì; secondo questi ultimi, i lavori verranno terminati nel corso di questo mese.
L’Antartide raccoglie circa l’80% della riserva di acqua dolce del mondo e, sebbene gli esperti non abbiano presentato prove concrete della loro effettiva esistenza, potrebbe comprendere anche giacimenti di risorse minerarie e combustibili fossili. Al sesto continente, 52 anni fa, era stato attribuito lo status di patrimonio dell’umanità e di riserva naturale dedicata alla pace e alla scienza, da allora tutti i Paesi vi hanno concentrato gran parte delle loro ricerche. Tuttavia, per ragioni di natura tecnica e a causa della moratoria imposta dal Protocollo di Madrid, siglato dai Paesi membri del Trattato Antartico - che proibisce qualsiasi pratica legata alle risorse minerarie per fini economici e commerciali della Penisola Antartica - non risulta ancora possibile attingere a questa enorme ricchezza se non ai fini della ricerca scientifica, in quanto, sebbene consenta di studiare i processi biologici e climatici e di raccogliere informazioni relative allo stato della vita sulla Terra migliaia di anni fa, è ancora incerto in quale misura l’intervento umano nell’Antartide sia consentito e quali ne siano le conseguenze: l’estrazione di risorse nell’Oceano Meridionale rappresenta anche una seria minaccia per l’unicità del suo ecosistema.
Sergej Jakunceni, presidente del consiglio pubblico dell’Agenzia Federale per l’Uso del Sottosuolo, ritiene che prima del 2048, data di scadenza della moratoria, si potrebbe compiere un passo da gigante in campo tecnologico e il Protocollo di Madrid potrebbe essere rivisto: “Non appena lo sviluppo di nuove tecnologie ci permetterà di sfruttare i nuovi territori senza arrecare danni all’ambiente, allora anche le convenzioni inizieranno, in poco tempo, ad adattarsi alla nuova realtà”.
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