I risultati delle elezioni di domenica mostrano che i russi avvertono l’esigenza di cambiamento: vacilla Russia Unita, il partito di Putin, che comanda la Federazione da 13 anni consecutivi.
Russia Unita, il partito del premier Putin, leader da ormai da 13 anni consecutivi nella Federazione, non si è aggiudicato nemmeno il 50% dei voti alle elezioni parlamentari di domenica scorsa. Putin, candidato alle elezioni presidenziali del 4 marzo 2012, minimizza e fa notare che comunque il suo partito ha mantenuto la maggioranza dei seggi. Tuttavia, è innegabile la differenza tra il 49,5% ottenuto domenica e l’eclatante 64,7% registrato nel 2007; evidentemente la fiducia dei cittadini russi nel premier e nel suo staff sta venendo meno: il presidente Medvedev, con la sua politica più attenta alla democrazia e ai diritti umani, ha fatto intravedere la possibilità di un cambiamento in senso democratico ai russi e in molti hanno, probabilmente, vissuto l’annuncio della candidatura per il ritorno Cremlino di Putin come una minaccia alle riforme avviate dall’attuale presidente.
Con quasi il 20% della Duma, come non avveniva dai primi anni Novanta, entreranno in Parlamento i comunisti - guidati da Gennadij Zhjuganov, un reduce dell'Urss - che, in risposta ai privilegi della ristretta classe dominante, si propongono come garanti delle classi sociali più basse. Crescono anche i populisti di Russia Giusta e quelli del liberaldemocrato Zhirnovskij. Rimangono invece esclusi i democratici, perfino Gorbaciov: sembra che non siano stati ammessi a causa dei complessi e sospetti cavilli elaborati dalla suprema corte elettorale. A tal riguardo, da osservatori esterni e anche dagli Usa arrivano segnali di allarme: Hillary Clinton si è dichiarata preoccupata circa le modalità in cui si sono svolte le elezioni e ritiene che i russi meritino “un'inchiesta approfondita” sui possibili brogli elettorali atti a salvare la maggioranza. In particolare ha parlato dei cyberattacchi contro il sito web degli osservatori russi indipendenti di Golos. Per le stesse ragioni molti membri dei movimenti di protesta sono scesi in piazza: domenica sono state arrestate centinaia di persone a Mosca e quasi mille in tutto il paese.
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