Secondo quanto riportato dal quotidiano Kommersant, Russia e Ucraina si avviano verso una nuova “guerra del gas”.
L’Ucriana è da mesi impegnata nel tentativo di ottenere uno sconto sulle tariffe del metano fornito dalla Russia, la quale, sebbene non si sia dichiarata sfavorevole, ritiene che Kiev debba dare qualcosa in cambio di tale concessione. Nello specifico, secondo Mosca, le alternative per Kiev sarebbero: aderire all'Unione doganale formata da Russia, Bielorussia e Kazakistan; concedere la fusione della società ucraina del gas Naftogaz con il colosso Gazprom o provvedere ad entrambe le operazioni. L’Ucraina ha definito “inaccettabili” sia la prima sia la seconda richiesta.
Le precedenti crisi del gas tra i due Paesi ex sovietici aveva, in passato, messo in crisi anche le forniture verso l'Europa e questo spiega la diatriba in corso: il controllo delle tubature che transitano su territorio ucraino implica di fatto il controllo dell'export di metano russo verso Occidente.
Una fonte governativa ha dichiarato al quotidiano economico Kommersant: “Cominciamo già a prepararci moralmente a una eventuale nuova ripetizione del conflitto del gas”. Alcuni analisti sostengono che il fattore più incisivo, quello in grado di decidere il risultato della difficile operazione, sia costituito dal processo in corso a Kiev contro Yulia Tymoshenko - ex premier ucraina - accusata di abuso d'ufficio proprio relativamente ai contratti per le forniture di gas russo firmati con il collega russo Vladimir Putin nel 2009. Secondo la procura ucraina tali contratti sarebbero la causa di gravi danni economici: qualora la Tymoshenko venisse condannata, l'Ucraina avrebbe una motivazione in più per chiedere la revisione degli accordi e quindi delle tariffe del metano.
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