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venerdì 22 gennaio 2010

Ucraina: nonostante la “cattiva gestione” della crisi cresce la produzione industriale

Il mercato ucraino, secondo solo alla Russia nell’area post-sovietica, ha risentito profondamente della crisi dello scorso anno: nella fase più critica della stessa, ha subito uno dei più gravosi cali e la maggior svalutazione della moneta nazionale che lo hanno portato ad una contrazione pari al 30% del PIL.
Il governo ucraino ha fronteggiato la crisi adottando le misure scaturite dagli accordi con FMI, Banca Mondiale e altre istituzioni finanziarie internazionali che hanno: mitigato il rifinaziamento del debito estero a breve termine, portato il taglio del deficit di bilancio al 4% del PIL nel 2010 e intensificato la disciplina fiscale. Tuttavia, secondo gli esperti, l’aumento dei crediti si sarebbe arrestato troppo bruscamente, il governo ucraino non avrebbe predisposto una strategia coordinata comune per superare la crisi e non avrebbe destinato fondi a sufficienza per il sostegno dell’economia domestica. L’utilizzo dei fondi erogati dal gabinetto per sostenere la liquidità non sarebbe stato controllato in modo opportuno. Gli esperti affermano che i fondi spesi nell’acquisto di valuta straniera siano serviti solamente per mantenere a galla, ma non a recuperare, il mercato dei crediti domestici e questo fattore avrebbe contribuito all’aggravarsi della pressione valutaria sulla hryvnia. Per quanto riguarda la politica monetaria, gli esperti sostengono che la Banca Nazionale dovrebbe evitare la monetizzazione del deficit del bilancio nazionale, aumentare la trasparenza della politica di rifinanziamento della banca e controllare severamente l’utilizzo dei fondi destinati alle banche.
A dispetto di tutto ciò, nel dicembre 2009, la produzione industriale del Paese è cresciuta del 7,4% rispetto al periodo analogo del 2008. Il secondo mese consecutivo di crescita - a novembre si era registrato un aumento dell’8,6% - conferma la graduale uscita dell'economia ucraina dalla crisi.

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