In occasione del vertice bilaterale Ue-Russia, il premier russo Vladimir Putin, ha criticato il terzo pacchetto europeo di liberalizzazione dell'energia, che prevede l'unbundling - lo scorporo - delle attività di produzione da quelle di trasporto e distribuzione.
Bruxelles e Mosca continuano a restare divise circa la questione della regolamentazione del mercato energetico europeo; Mosca, in particolare, è contraria alla norma Ue in base alla quale chi produce, nel caso specifico il gas proveniente dalla Russia gestito dalla Gazprom, non può essere anche proprietario delle infrastrutture attraverso le quali il combustibile giunge nei Paesi Ue. A tal proposito, nel corso della conferenza stampa finale del vertice, il premier Vladimir Putin ha dichiarato: “Queste regole Ue equivalgono a una confisca di proprietà e per di più sono destinate a far aumentare i prezzi perché se i gasdotti saranno utilizzati anche da piccole società queste vorranno aumentare i prezzi per fare più profitti”. Inoltre, ha affermato, che Mosca, non vendendo solo greggio e gas, ma anche i derivati prodotti dall'industria chimica e petrolchimica (che dipendono per il 60% dall'export), non è interessata ad avere prezzi energetici alti. A sostegno del suo attacco alla nuova normativa Ue il premier russo ha ricordato che, in seguito agli eventi nordafricani, il prezzo del petrolio è salito a 118 dollari a barile ed è destinato ad arrivare addirittura a 200 dollari, un livello che minaccia la crescita economica globale. In quest’ambito, Putin ha approfittato per criticare l'Europa anche relativamente alle sue esitazioni a costruire i gasdotti Nord Stream e South Stream destinati a portarle il metano russo: “Oggi diventano sempre più importanti e se fossero già in funzione l'Unione non sarebbe a rischio” di fronte alle incognite in Libia.
Il presidente della Commissione europea, José Barroso, è intervenuto in difesa della nuova normativa europea, ricordando che le norme Ue non sono “discriminatorie” e verranno applicate alle società russe come a quelle di altro Paesi dell’Unione; inoltre, tale legislazione è compatibile con le regole della Wto e con gli accordi presi con Mosca. Circa l’aumento dei prezzi, la Commissione ha chiarito che l’obbligo di cedere le partecipazioni di Gazprom non è una confisca, visto la compagnia russa non verrebbe espropriata dei propri asset, ma solo obbligata “a vendere a prezzi di mercato”.
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