L’Agenzia Federale per il Sottosuolo della Russia annuncia la scoperta di nuovi grandi giacimenti di idrocarburi nella parte meridionale del Mare di Kara. Il Cremlino intanto apre a cooperazioni con Usa e Cina.
L’esaurimento dei giacimenti di petrolio sulla terraferma sta spostando l’interesse delle società petrolifere sempre più verso i giacimenti offshore.
Secondo Konstantin Simonov, direttore del Fondo per la sicurezza energetica nazionale: “L’inizio dello sviluppo dei giacimenti della piattaforma continentale è una questione del futuro immediato, perché in Siberia occidentale, che da sempre ci dava petrolio e gas, l’estrazione sta calando”.
Le condizioni climatiche che caratterizzano i giacimenti offshore nelle zone artiche della Russia comportano ad oggi numerose difficoltà; a questo va aggiunto il fatto che i giacimenti si trovano lontano dalla terraferma e che manca una totale esperienza e tecnologia.
Pochi giorni fa il Cremlino ha aperto alle potenze straniere lo sfruttamento congiunto delle risorse energetiche nascoste nei fondali dell’Artico. Dopo la major petrolifera statunitense ExxonMobil ora tocca ai cinesi. La compagnia petrolifera russa RosNeft ha infatti invitato la Repubblica Popolare cinese a cooperare per lo sviluppo di alcune piattaforme.
Simonov, ha poi sottolineato che: “L’epoca delle risorse energetiche a buon mercato sta per finire e che la cosa più importante adesso è sviluppare la distribuzione. Se vogliamo rilanciare il passaggio a nord-est, dovremo ripristinare la nostra flotta di rompighiaccio. Ci vorranno anche delle navi di nuovo tipo per il trasporto di GNL (gas naturale liquefatto). Dal punto di vista della distribuzione ci sono enormi possibilità di innovazione”.
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