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martedì 19 febbraio 2013

Rimpatrio dei beni all’estero per i funzionari russi

Vladimir Putin ha sottoposto alla Duma una proposta di legge che vieta la detenzione di conti, obbligazioni e azioni in banche estere per determinate categorie di persone al servizio dello Stato.

Aumentare gli investimenti nell’economia nazionale e migliorare l’efficienza della campagna anti-corruzione. È ciò che ha spinto il presidente Vladimir Putin a sottoporre alla Duma una proposta di legge che prevede la chiusura dei conti e la vendita delle attività fuori dal territorio russo per tutti i funzionari russi. Coloro che non rispetteranno le procedure entro tre mesi dall’entrata in vigore della norma, saranno immediatamente licenziati, fatta eccezione per i diplomatici e i funzionari che prestano servizio all’estero (potranno mantenere beni fuori dal Paese, ma nel caso venissero registrate irregolarità, come il trasferimento di ulteriori fondi a nome di coniugi o altri familiari, riceverebbero lo stesso trattamento).
Tutto ciò perché i trasferimenti di denaro all’estero da parte di funzionari pubblici hanno di fatto minato la fiducia nel sistema economico russo. Secondo i dati forniti dal Governo, la nuova proposta di legge permetterebbe di recuperare miliardi di dollari.
La proposta segue un precedente progetto, approvato in prima lettura dalla Duma alla fine dello scorso anno, che impone ai funzionari russi e al personale militare il trasferimento delle attività finanziarie in Russia entro sei mesi e la cessione degli immobili posseduti all’estero entro un anno. Conseguentemente a ciò, il possesso di conti all’estero resta consentito solo per pagare l’istruzione e le cure mediche, mentre sono previste multe fino a dieci milioni di rubli o fino a cinque anni di prigione per i dipendenti statali che non si adeguano.

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