Diversi sono stati gli effetti della crisi globale in Russia. Le grosse risorse finanziarie derivanti dall’andamento del prezzo del petrolio, che influenza da sempre tutta l’economia russa, sono state principalmente votate all’importazione di prodotti. Nel momento in cui questo fattore si è abbassato si è verificata una mancanza di liquidità. Le ripercussioni sull’economia sono dunque state rapide e violente, toccando nel maggio del 2009 il calo massimo dell’indice di produzione industriale. Tra i Paesi del BRIC, la Federazione Russa è stata quella che ha subito più di tutte la crisi. Le ripercussioni sul mercato interno in Russia si sono viste con il cambiamento delle abitudini da parte dei consumatori che hanno da subito accantonato i beni costosi. Il calo della domanda per le banche ha visto un forte peggioramento del portafoglio crediti. La Banca Centrale Russa impone, infatti, dei rigidi relicious di accantonamenti non appena si verificano dei ritardi negli incassi dei crediti. Le banche, specialmente quelle piccole (se ne contano ad oggi 1.200 ca.) si sono trovate in grande difficoltà, nella necessità di fare grossi accantonamenti, impedendo la possibilità di concedere nuovi finanziamenti. Nel 2009 c’è stata una riduzione del 40% degli investimenti stranieri in Russia per un valore complessivo, comunque positivo, di 40 miliardi USD.
In reazione alla crisi il governo annunciò già nel 2008 il “Primo Piano Anti-Crisi”, presentato sul piano politico come un piano votato principalmente a importanti interventi di natura sociale e di stimolo della domanda interna, mentre in realtà si è guardato alla stabilità del sistema finanziario e ad aiutare le principali aziende del Paese. I fondi utilizzati durante la crisi sono stati quantificati in 200 miliardi USD (di cui solo 60-70 provenienti dai fondi di budget federale), pari al 14% del PIL russo. Per il 2010 il Governo russo ha dichiarato di voler mantenere sussidi di una certa importanza, cercando di modernizzare principalmente la maggior parte degli impianti industriali e creando investimenti nei settori delle nanotecnologie, investimenti dall’estero e creando un rinnovamento e un ammodernamento del sistema finanziario russo. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha stilato una tabella su tre possibili scenari del futuro dell’economia russa basati proprio sul prezzo del petrolio (grave, sufficiente, ottimistico); l’attuale valore fa prevedere una situazione abbastanza ottimistica. L’aumento del PIL è previsto per il 2012 del 3,6%.
In reazione alla crisi il governo annunciò già nel 2008 il “Primo Piano Anti-Crisi”, presentato sul piano politico come un piano votato principalmente a importanti interventi di natura sociale e di stimolo della domanda interna, mentre in realtà si è guardato alla stabilità del sistema finanziario e ad aiutare le principali aziende del Paese. I fondi utilizzati durante la crisi sono stati quantificati in 200 miliardi USD (di cui solo 60-70 provenienti dai fondi di budget federale), pari al 14% del PIL russo. Per il 2010 il Governo russo ha dichiarato di voler mantenere sussidi di una certa importanza, cercando di modernizzare principalmente la maggior parte degli impianti industriali e creando investimenti nei settori delle nanotecnologie, investimenti dall’estero e creando un rinnovamento e un ammodernamento del sistema finanziario russo. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha stilato una tabella su tre possibili scenari del futuro dell’economia russa basati proprio sul prezzo del petrolio (grave, sufficiente, ottimistico); l’attuale valore fa prevedere una situazione abbastanza ottimistica. L’aumento del PIL è previsto per il 2012 del 3,6%.
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