"Secondo il
mio calcolo approssimativo, per tre-quarti l’esecutivo è composto da gente che
solo da poco è in politica e che si trova alla prima esperienza di governo".
Si esprimeva così Dmitri Medvedev nel corso di una trasmissione televisiva
rivolgendosi a Vladimir Putin. Era lo scorso 21 maggio, giorno dell’insediamento
ufficiale del nuovo governo russo.
“Aria nuova”. È questo
il messaggio chiave che si è voluto far passare, anche se questo governo,
analizzato nel dettaglio, non è poi così diverso dagli ultimi proposti: sei dei
ministri attuali sono stati infatti vice ministri. C’è da dire comunque che i
capi dei dicasteri hanno poca esperienza alle spalle: Medvedev si è circondato
in sostanza di un governo di manager. A
detta di alcuni esperti, questa inesperienza favorirà lo spostamento di potere
a favore del Cremlino, dove Vladimir Putin ha portato con sé i suoi
fedelissimi.Aleksei Kudrin, ex ministro delle Finanze dimessosi per divergenze con l’attuale Premier, ha così commentato: “Questo non è un governo per sfondare, ma tecnico. E ho dei grandi dubbi che sia in grado di rispondere adeguatamente alle sfide che si pongono oggi alla Russia”, ribadendo di fatto la sua sfiducia nei confronti di Medvedev.
Venendo nel dettaglio ad esaminare la formazione del nuovo esecutivo, si nota che Putin è riuscito ad assicurarsi un controllo indiretto sulle politiche economiche, appannaggio invece del primo ministro. Il primo vicepremier, Igor Shuvalov, che sarà l'unico secondo di Medvedev, rimane al suo posto con incarico proprio all'economia. Oltre a Shuvalov ci saranno altri sei vicepremier: Vladislav Surkov, il “capo ideologo” del putinismo, nominato anche capo dello staff di governo; Olga Golodets, ex vice sindaco di Mosca; Dmitri Kozak, uomo di Putin e sostenitore della famigerata legge anti-gay; Dmitri Rogozin, già ambasciatore russo alla Nato, che vigilerà sul complesso militare-industriale e Alexander Khloponin, ex rappresentante plenipotenziario del Cremlino nel Caucaso settentrionale.
Di importanza rilevante vi è la sostituzione dell'ex ministro degli Interni, Nurgaliev (al centro nei mesi scorsi di scandali di corruzione da parte di poliziotti). Al suo posto è stato chiamato Vladimir Kolokoltsev, finora capo della polizia di Mosca.
Sono stati infine creati anche due nuovi ministeri: per lo Sviluppo dell'Estremo oriente russo, affidato a Viktor Ishaiev e per il cosiddetto 'Governo aperto' alla società civile, di cui assume la guida l'ex imprenditore, Mikhail Abisov.
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