Il colosso petrolifero britannico vuole
restare nel Paese anche con disimpegno da Tnk-Bp
Il colosso petrolifero britannico British Petroleum
intende mantenere l’attività in Russia anche nel caso in cui vendesse la sua
quota di Tnk-Bp. Lo ha riferito laconicamente in un'intervista al Wall Street
Journal l’Amministratore delegato Robert Dudley. "Manteniamo il nostro
impegno in Russia" ha detto Dudley, sottolineando che il gruppo ha molte
altre attività nel paese oltre a Tnk-Bp.
L’azienda, che è stata al centro di numerose critiche e
controversie negli ultimi tempi (come la partecipazione alla costruzione
dell'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan o il disastro ambientale dell’aprile 2010
nel golfo del Messico), ha annunciato che ha ricevuto manifestazioni
d'interesse per la quota di Tnk-Bp e di essere disposto ad esaminarle. A inizio
giugno il gruppo ha annunciato di aver notificato l'intenzione di procedere a
una potenziale vendita ai soci al 50% della joint venture, imprenditori russi
riuniti nel consorzio Alfa Access Renova (Aar), mettendo così fine a un rapporto che dura
ormai da dieci anni.
La joint venture rappresenta il terzo produttore di
petrolio russo ed è una degli asset migliori di Bp, rappresentando circa un
quarto della produzione di petrolio mondiale del gruppo.
Allo stesso tempo essa è anche teatro di numerosi scontri tra gli
azionisti, culminati lo scorso anno, quando i miliardari di Aar, con la loro
opposizione nel marzo del 2011 presso l’Arbitrato Internazionale di Stoccolma, hanno
di fatto interrotto un maxi accordo tra Bp e Rosneft per l'esplorazione
dell'Artico russo. Rosneft ha poi trovato un altro partner per l'Artico nell'americana
ExxonMobil.
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