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martedì 4 ottobre 2011

Il piano antifumo del Cremlino

Il Ministero della Sanità russo ha studiato una riforma radicale nell’ambito della lotta contro il tabagismo.

La legislazione russa in tema di tabagismo, da sempre caratterizzata da disposizioni piuttosto liberali si farà più rigida: il Ministero della Sanità e dello Sviluppo sociale, al fine di abbassare l’alta percentuale di fumatori presenti nella Federazione Russa, ha in programma l’attuazione di una riforma radicale. Secondo i dati forniti dall'Organizzazione mondiale della Sanità oggi in Russia fuma il 40% della popolazione (in Inghilterra il 34%, in Brasile il 17%) e il Paese si trova al quarto posto della classifica mondiale per quantità totale di sigarette dopo Cina, India e Indonesia (Paesi in cui la popolazione è di gran lunga più numerosa).
Una delle disposizioni del Ministero prevede che le sigarette debbano essere vendute solo nei negozi: già dal 2013 i chioschi lungo le strade non saranno più autorizzati alla vendita delle bionde; inoltre, nelle vetrine utilizzate per pubblicizzare la vendita di sigarette - all'interno dei negozi - verranno, esposti listini con prezzi e marche da bollo. Le zone fumatori spariranno del tutto da bar e ristoranti e a partire dal 2014 diventerà proibito fumare nelle stazioni, negli aeroporti e alle fermate dei mezzi pubblici.
Le grosse compagnie del tabacco non si sono mostrate particolarmente allarmate, in quanto il loro giro d’affari non è stato danneggiato dalle esperienze analoghe che hanno coinvolto altri Stati in precedenza; la reazione più negativa è, invece, arrivata dalla piccola impresa, in particolare dai proprietari dei chioschi e dei punti vendita lungo le strade, per i quali la vendita di sigarette costituisce il 50% delle entrate. Inoltre, si teme che le limitazioni aprano la strada all’invasione del mercato da parte dei prodotti contraffatti. A tal riguardo, il direttore dell'Istituto di Politica sociale Hse, Sergej Smirnov, ha affermato: “Non si tratta solo del contrabbando di sigarette dalla Cina, ma della possibile nascita di micro-fabbriche che metterebbero sul mercato una produzione che non rispetta neanche gli standard sanitari minimi […]. È già successo con gli alcolici, e sicuramente avverrà anche col tabacco, la cui catena produttiva è ancora più semplice”.

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