In occasione del summit, tenutosi lo scorso mercoledì 24 agosto, nella base militare russa di Sosnovy Bor, il dittatore nordcoreano Kim Jong II e il presidente russo Dmitri Medvedev hanno ripreso i colloqui internazionali sul nucleare, in vista di un nuovo progetto energetico.
I colloqui a 6 (Usa, Russia, Cina, Giappone e le due Coree) sul nucleare, in stallo dal dicembre del 2008 - ovvero da quando il regime nazional-comunista dinastico di Pyongyang ha ripreso a lanciare missili, a fare test nucleari, ad affondare navi e a bombardare isole sudcoreane - sono ripartiti: il Cremlino sarebbe riuscito a convincere il leader Repubblica popolare democratica di Corea (Rpdc), Kim Jong II a ritornare “senza alcuna condizione preliminare” al tavolo delle trattative internazionali sullo stop al programma nucleare. Tale successo diplomatico va però considerato alla luce dell’altro importante progetto energetico di cui i leader dei due Paesi hanno discusso in occasione del summit tenutosi mercoledì scorso, ovvero quello relativo alla costruzione di un gasdotto Russia-Corea del sud che dovrebbe attraversare l'intera Corea del nord: pur di portarlo a compimento Mosca avrebbe fatto molte concessioni sul debito da 11 miliardi di dollari che Pyongyang ha contratto con la Russia in epoca sovietica e che non è mai stato saldato, in quanto la Rpdc non ha finora riconosciuto la Federazione Russa come successore dell’Unione Sovietica. Inoltre, secondo quanto riferito da Natalia Timakova, portavoce del presidente russo, Kim Jong II avrebbe assicurato a Medvedev che “la Rpdc sarebbe pronta a risolvere la questione di imporre una moratoria sui test nucleari e sulla produzione di missili e di armi nucleari, unicamente nel quadro dei negoziati”.
Sebbene il progetto risulti politicamente e commercialmente vantaggioso anche per la Corea del Sud, Seul ha reagito con cautela alla proposta della Corea del Nord di riavviare i colloqui internazionali sul proprio programma nucleare, chiedendo in primo luogo un tangibile miglioramento dei legami bilaterali e invitando Kim Jong-Il a dare delle prove della sua fedeltà agli impegni assunti in precedenza. Tuttavia, Gueorgui Toloraya, ricercatore capo all'Istituto russo dell'economia mondiale e delle relazioni internazionali, è convinto che “la costruzione del gasdotto tra la Russia e la Corea del sud, attraverso la Rpdc, garantirà la restaurazione ed il rafforzamento della fiducia tra Seoul e Pyongyang”.
In generale, la costruzione di un gasdotto che collega la Russia e il sud della penisola di Corea, rappresenta, per la prima, una chance reale per rafforzare le sue posizioni in Asia e, per la seconda, la possibilità di cambiare il proprio status: Pyongyang, una delle più temute dittature a livello mondiale, per Mosca diventerebbe un partner in un'importante progetto regionale e questo per la Corea del nord non significherebbe solo disponibilità del gas e entrate per il transito ma, soprattutto, l'adesione della penisola a un sistema di interdipendenza economica.