La Russia intende collaborare con Esa e Nasa per un progetto relativo alla realizzazione di una base spaziale per raggiungere la Luna entro il 2020.
Dopo una serie imbarazzante di fallimenti per l’attività spaziale russa e in seguito ai viaggi del programma Apollo, che aveva evidenziato l’assenza degli elementi chimici leggeri capaci di sostenere la vita sulla Luna, la colonizzazione del satellite della Terra sembrava un progetto ormai accantonato. Tuttavia, il programma a lungo termine della Nasa prevede un nuovo viaggio verso la Luna da compiere entro il 2018 e la Russia, persuasa che i tempi siano maturi per stabilire sul satellite una base spaziale o creare una stazione orbitante, intende prendervi parte e si dichiara disposta a collaborare con le agenzie spaziali americana ed europea, Nasa ed Esa, per dar vita ad una multiproprietà.
Gli intenti della Federazione sono stati resi esplicitati da Vladimir Popovkin, direttore generale della Roscomos, agenzia spaziale federale russa, che ha lanciato l’ipotesi di riesplorare la Luna facendo riferimento alle recenti scoperte di acqua nelle zone vicine alle calotte polari. Poco più di due anni fa, inaffti, in seguito al lancio da parte della sonda LCROSS di un missile-proiettile contro il cratere Cabeus al polo Sud lunare, la Nasa aveva annunciato la scoperta di una “significativa quantità” di acqua allo stato ghiacciato sulla superficie lunare, una presenza che veniva palesata dall’analisi spettrografica della nuvola di detriti provocata dall’impatto del missile.
Per i vertici russi, la conquista dello spazio, campo di confronto tra Usa e Urss durante la guerra fredda, rappresenta un simbolo di potenza utile da rilanciare alla vigilia delle elezioni presidenziali di marzo.
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