Il ritmo intenso delle esportazioni russe negli ultimi mesi ha fatto suonare un campanello d’allarme circa la loro prosecuzione.
Russia e Argentina hanno negato di avere in programma misure per limitare le esportazioni di cereali, ma l’intenso ritmo dell’export degli ultimi mesi non è incoraggiante. Vladimir Putin lo scorso ottobre aveva dichiarato che non sarebbero state consentite esportazioni superiori a 24-25 milioni di tonn, tuttavia, considerati i ritmi attuali, vi si arriverebbe entro 2-3 mesi.
Dal giugno scorso - quando è stato rimosso il bando alle esportazioni - fino a metà gennaio, la Russia, ha venduto all’estero ben 19,5 milioni di tonnellate di grano, un dato record considerando il periodo dell’anno: gli investitori, memori del fatto che il Cremlino non aveva escluso, fin dall’inizio dell’anno, la possibilità di reintrodurre dazi per proteggere il mercato locale e che lo scorso ottobre aveva messo in guardia i coltivatori dal prendere impegni eccessivi con i clienti, si aspettano che possa a breve entrare in vigore qualche forma di limitazione.
Il dipartimento Usa per l’Agricoltura (Usda) ha inoltre avvertito che, anche se Mosca non dovesse adottare misure formali, l’export russo è comunque destinato a subire un rallentamento nella seconda parte dell’anno, in quanto “le scorte disponibili per l’esportazione sono diminuite”. Gli stock prossimi all’esaurimento sarebbero, in particolare, nelle provincie di Rostov, Krasnodar e Stavropol.
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