Dopo la crisi internazionale le stime di crescita dell’economia russa sono positive e oscillano dall’1,3% al 3,8%. Nel corso del 2009, le regioni più colpite dalla depressione economica sono state la Russia centrale e la Valle del Volga, importanti per la produzione industriale, mentre hanno resistito le aree della Siberia centro-orientale e dell’Estremo Oriente. A soffrire meno sono stati i settori alimentare, agricolo, del carbon-coke, petrolchimico, di pelletteria e calzature e chimico. Un forte calo si è subito, invece, nei settori metalmeccanico, elettrotecnico, ottico e dei mezzi di trasporto.
Nel 2010 i centri urbani più grandi rappresentano le nuove frontiere per lo sviluppo di attività economiche; oggi in Russia ci sono 9 città con più di 1 milione di abitanti e quasi 200 con più di 100.000. Se Mosca e San Pietroburgo, pur avendo un ruolo centrale nell’economia, si rivelano centri difficili a causa dei costi di accesso, la rivista Forbes ritiene adatte al business altre tre città: Krasnodar, capitale del meridione russo e centro agricolo, Khabarovsk, nella Siberia orientale, e Chelyabinsk, capitale dell’industria pesante negli Urali meridionali.
Nel mercato interno acquisisce un ruolo importante il Made in Russia, soprattutto nel settore alimentare e in quello industriale. Nel primo trimestre 2010 la produzione industriale è aumentata del 5,8% rispetto allo stesso periodo del 2009, con particolare sviluppo dei seguenti settori: estrazione dei minerali (+6,7%); industria manifatturiera (+5,2%), produzione di plastica (+24%), produzione di gomma (+64,4%) e produzione di autovetture (+56,3%).
Per quanto riguarda gli scambi commerciali, nei primi due mesi del 2010 il commercio estero ha raggiunto la cifra di 85,2 miliardi di dollari (+41% rispetto a gennaio-febbraio 2009). Le esportazioni sono state pari a 58,5 miliardi di dollari (+60,2%) mentre le importazioni sono state pari a 26,8 miliardi di dollari (+11,7%). Il saldo della bilancia commerciale è salito di 31,7 miliardi di dollari, registrando un attivo di 120 miliardi. Nei rapporti commerciali con l’Italia, le maggiori esportazioni italiane in Russia si confermano nell’industria manifatturiera (98,5%), mentre tra le importazioni italiane dalla Russia hanno un ruolo primario i minerali energetici (77,6%) ed i prodotti manifatturieri (21,9%). Gli investimenti diretti stranieri registrano un dato positivo pari al 4,4%.
Nel 2010 i centri urbani più grandi rappresentano le nuove frontiere per lo sviluppo di attività economiche; oggi in Russia ci sono 9 città con più di 1 milione di abitanti e quasi 200 con più di 100.000. Se Mosca e San Pietroburgo, pur avendo un ruolo centrale nell’economia, si rivelano centri difficili a causa dei costi di accesso, la rivista Forbes ritiene adatte al business altre tre città: Krasnodar, capitale del meridione russo e centro agricolo, Khabarovsk, nella Siberia orientale, e Chelyabinsk, capitale dell’industria pesante negli Urali meridionali.
Nel mercato interno acquisisce un ruolo importante il Made in Russia, soprattutto nel settore alimentare e in quello industriale. Nel primo trimestre 2010 la produzione industriale è aumentata del 5,8% rispetto allo stesso periodo del 2009, con particolare sviluppo dei seguenti settori: estrazione dei minerali (+6,7%); industria manifatturiera (+5,2%), produzione di plastica (+24%), produzione di gomma (+64,4%) e produzione di autovetture (+56,3%).
Per quanto riguarda gli scambi commerciali, nei primi due mesi del 2010 il commercio estero ha raggiunto la cifra di 85,2 miliardi di dollari (+41% rispetto a gennaio-febbraio 2009). Le esportazioni sono state pari a 58,5 miliardi di dollari (+60,2%) mentre le importazioni sono state pari a 26,8 miliardi di dollari (+11,7%). Il saldo della bilancia commerciale è salito di 31,7 miliardi di dollari, registrando un attivo di 120 miliardi. Nei rapporti commerciali con l’Italia, le maggiori esportazioni italiane in Russia si confermano nell’industria manifatturiera (98,5%), mentre tra le importazioni italiane dalla Russia hanno un ruolo primario i minerali energetici (77,6%) ed i prodotti manifatturieri (21,9%). Gli investimenti diretti stranieri registrano un dato positivo pari al 4,4%.
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