I funzionari statali prevedono che la Russia, dopo le elezioni di marzo 2012, sarà inondata di capitale estero, grazie ai buoni indicatori macroeconomici, al basso rapporto debito estero/Pil e alla grande disponibilità di riserve d’oro.
A metà gennaio 2012 il direttore del Dipartimento ministeriale, Sergej Beljakov, ha annunciato che la Russia aspira a rientrare tra i primi 30 Paesi con le condizioni migliori per condurre un business e prevede di aumentare il flusso di investimenti stranieri dai 51,9 miliardi di dollari del 2011 agli attesi 70-75 di quest’anno. Il Direttore Generale del Fondo russo di investimenti diretti, Kirill Dimitriev, in un'intervista al canale televisivo RT, ha dichiarato: “La Russia è uno dei pochi mercati a garantire la crescita e gli investitori cercano opportunità di crescita”.
Tuttavia, come avverte Igor Nikolaev, della compagnia Fbk, nel Paese “c’è fuga di capitali”: l’esperto ritiene che questo si verifichi a causa dell’andamento dell’economia mondiale, dell’aumento della pressione fiscale nel Paese e per rischi di natura politica. A tal riguardo, Alexei Devjatov, economista di riferimento di Uralsib Capital, ha affermato: “Il flusso di investimenti ci sarà solo quando non ci saranno più burocrazia e corruzione, che sono i problemi ai quali devono far fronte gli investitori. I nostri sorprendenti indicatori macroeconomici non incantano nessuno”.
Per consentire l’afflusso di denaro previsto, il governo dovrà favorire gli investimenti, innanzitutto preoccupandosi di risolvere i problemi relativi alle infrastrutture. Come ricorda Devjatov: “Possono presentarsi problemi infrastrutturali, che dipendono dallo scarso sviluppo del sistema dei trasporti e dal collegamento alle reti di comunicazione e a quelle elettriche, perché questo richiede una scelta mirata del posto”.
Nessun commento:
Posta un commento