Grazie all’apertura delle frontiere e alla liberalizzazione dei consumi, il mercato del lavoro russo offre molte opportunità ai lavoratori stranieri.
In occasione della tavola rotonda “Russia e Italia: culture del lavoro a confronto”, tenutasi lo scorso 3 febbraio a Milano, si è discusso delle analogie e delle differenze nel mondo dell’impiego dei due Paesi. L’evento è stato organizzato da Russian Business Club e Promos in collaborazione con Strategia e Sviluppo Consultants e lo studio legale Toffoletto De Luca Tamajo. All’inizio del dibattito, il console generale della Federazione russa, Alexei V. Paramanov, ha sottolineato che “la forza lavoro qualificata italiana gode ancora di una scarsa presenza in Russia. Ma il governo russo si sta muovendo nella direzione di facilitare i visti, in modo da incentivare i lavoratori del Belpaese interessati a recarsi nella Federazione”.
Aleksandr Linnikov - partner dello studio Leadcons di Mosca - ha poi illustrato le caratteristiche della legislazione russa in materia di diritto del lavoro, menzionando il principio del partenariato sociale che mira a bilanciare gli interessi contrapposti tra datore di lavoro e lavoratore, anche se di fatto “i diritti del lavoratore sono tutelati meglio di quelli del datore di lavoro”.
Relativamente alle tipologie contrattuali - a differenza di quanto avviene in Italia, dove attualmente sono presenti 46 differenti tipologie contrattuali - in Russia la scelta è tra tempo determinato e indeterminato e il contratto può prevedere un periodo di prova.
La difficoltà di licenziamento del lavoratore sembra accomunare entrambi i mercati: solitamente il rapporto viene risolto per mutuo consenso. Aldo Bottini, partner di Toffoletto De Luca Tamajo, ha poi discusso della mancanza di flessibilità del sistema italiano: “la differenza centrale tra il nostro sistema e quello del resto d’Europa, come la Russia, è l’eccessiva rigidità del nostro mercato del lavoro. In primo luogo sul tema del licenziamento”.
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