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giovedì 3 novembre 2011

Russia, calo della disoccupazione e mobilità

Nel giugno 2009, relativamente ai Paesi dell’euro, la disoccupazione riguardava il 9,4% della popolazione attiva e ha raggiunto quota 9,9% nel giugno 2011; si è invece verificato il percorso inverso in Russia, dove si è passati dall’8,3% al 6,1%.

Lo stato di salute del mercato del lavoro russo è migliorato a dispetto della crisi, le cui ripercussioni, sul piano occupazionale, continuano invece a farsi sentire nei Paesi della zona euro.
In Russia - dove la disoccupazione è passata dall’8,3% registrato nel giugno 2009, al 6,1% segnato nello stesso mese di quest’anno - il notevole aumento dell’occupazione che ha caratterizzato il periodo post-crisi, dipende soprattutto dall’aumento della mobilità lavorativa dei cittadini russi.
La Rosstat nel 2008 aveva registrato un numero di spostamenti fuori dalla regione di origine pari a 1,6 milioni; l’anno successivo, in seguito al generale abbassamento della domanda di risorse umane e all’ingente calo degli impieghi, il volume della migrazione lavorativa interna si era ridotto considerevolmente, ma nel 2010 è nuovamente aumentato: se a gennaio-febbraio del 2010 il fenomeno in questione riguardava 1,5 milioni di persone (il 2,4% della popolazione occupata), verso marzo il flusso migratorio ha iniziato a crescere gradualmente, fino ad arrivare a 2,3 milioni di persone (il 3,3% della popolazione occupata) verso fine anno.
I cittadini russi che si spostano scelgono, prevalentemente, la provincia di Tiumen, San Pietroburgo, la regione di Krasnodar e Mosca, che, attirando personale dalle altre regioni della Federazione, ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella lotta alla disoccupazione. Circa la metà dei lavoratori che si trasferiscono per lavoro nella capitale trova impiego nei settori dell’edilizia, del commercio e dei trasporti.

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