Grazie alla società LUKoil la Russia è diventata produttrice di petrolio anche nel Mar Caspio, la terza area di risorse energetiche più grande del pianeta. LUKoil ha infatti avviato mercoledì scorso una offshore nella zona, che aveva iniziato ad esplorare nel 1995, spendendo dal 2004 al 2009 oltre 1,2 miliardi di dollari per portare nel progetto Yury Korchagin, secondo produttore nazionale di petrolio. Lo sfruttamento delle risorse del Mar Caspio era già guidato da Kazakistan e Azerbaijan con le società ExxonMobil, BF e Chevron, oltre che in misura minore dall’Uzbekistan, Turkmenistan e più recentemente dall’Iran. La produzione di petrolio in quest’area è considerata dagli esperti talmente grande da poter sopperire al bisogno mondiale di energia e si prevede che nel futuro saranno necessari ingenti investimenti stranieri e tecnologie per poter sfruttarne le enormi potenzialità. Per la Russia, quindi, operare in questa zona significa investire in un’attraente frontiera che va ad aggiungersi agli impianti già attivi della Siberia e dell’Artico, tanto che il governo russo preme per una legislazione a favore degli investimenti stranieri nell’area. Entro il 2015 LUKoil vuole portare alla luce le risorse che ha scoperto nel 2005, ovvero 220 milioni di tonnellate di petrolio e 40 miliardi cubici di gas. Il Kazakistan, invece, sta lavorando per lo sfruttamento di 2 miliardi cubici di greggio dall’area di Kashagan, grazie ai suoi partner internazionali quali Eni, Exxon, Shell e Total.
Nel frattempo la Federazione Russa sta cercando di potenziare gli impianti nell’Artico tentando di coinvolgere grandi società occidentali in una partnership con Gazprom; tuttavia si ritiene che il governo dovrebbe offrire maggiori agevolazioni fiscali per invitare ad operare le aziende in zone così remote e in condizioni talmente dure.
Nel frattempo la Federazione Russa sta cercando di potenziare gli impianti nell’Artico tentando di coinvolgere grandi società occidentali in una partnership con Gazprom; tuttavia si ritiene che il governo dovrebbe offrire maggiori agevolazioni fiscali per invitare ad operare le aziende in zone così remote e in condizioni talmente dure.
Nessun commento:
Posta un commento